Cosa accade alle persone costrette dalla legge a tornare nel Paese d’origine? Quali sono i costi umani di politiche che considerano le persone come pacchi da rispedire al mittente? Quali significati assumono gli spazi geografici quando la libertà di movimento viene negata dalla coazione degli stati?
Mercoledì 25 ottobre alle 18.30 ospiteremo presso il Municipio Sociale Làbas (Vicolo Bolognetti 2, Bologna) la proiezione del documentario The Years We Have Been Nowhere con la presenza dei registi Lucio Cascavilla e Mauro Piacentini.
Di fronte alle proposte di rafforzamento delle misure di rimpatrio, come i CPR, operazioni documentaristiche come questa aiutano a vedere le conseguenze e le implicazioni di certe politiche.
Ma non è solo l’aspetto umanitario a dover colpire bensì il senso di spaesamento che accomuna “noi e loro”, le continue domande per cercare di orientarsi in un tempo fuori dai cardini. Diritto ad andarsene e diritto a restare non trovano immediata forma politica, ma attraverso storie drammatiche e disperazione emergono spunti di riflessione che aiutano a leggere le nuove forme dell’attivismo euro-mediterraneo. Siamo tutt* alla ricerca di una prospettiva.
Il docufilm narra le storie di Suleiman, Fatima e Patrick, costretti a lasciare la Sierra Leone. Il loro progetto di vita si svolge quindi in Europa. Sono europei, senza cittadinanza, ma pur sempre europei perché qui hanno radicato attività sociali e lavoro, casa e parenti, anche se all’improvviso a causa di problemi burocratici la polizia li strappa dalle braccia dei loro cari e li costringe e tornare “a casa”, quella casa. In Sierra Leone non sono più europei, ma trovano una società anch’essa, ancora una volta, respingente. Non sono più nemmeno sierraleonesi.
Questa situazione porta ad una rimozione del vissuto, come se quelli in Europa siano stati anni in cui le persone non abbiano vissuto da nessuna parte. Ora dove sono? Dove andranno?
Come abbiamo scritto, la proiezione di queste storie si inserisce in un percorso di mobilitazione contro i CPR voluti dal governo Meloni. Queste, e storie ancora più vicine nello spazio-tempo come quelle dei migranti nel CAS di Via Mattei Bologna, vengono direttamente o indirettamente attraversate da una domanda di fondo: c’è spazio per la ribellione? Come la costruiamo insieme? Dove andiamo, partendo da un tempo fuori dai cardini?
Allora nel continuare a lottare per un’Europa aperta che abbatte i muri e permette di godere di una piena libertà di movimento ci chiediamo anche cosa avverrà dopo e perché lo facciamo. Domande essenziali per costruire prospettive comuni ed impedire che storie come queste si ripetano ancora ed ancora. Per quale progetto lottiamo?
Siamo al fianco delle persone migranti che dopo viaggi durati una vita, attraversando il Mar Mediterraneo su imbarcazioni fatiscenti e subendo violenze nei lager libici, nel Sahara o sugli aspri confini della Rotta Balcanica, cercano documenti, protezione e la concreta possibilità di costruire una vita degna in Europa, siamo al fianco di una lotta contro la deportazione, e siamo per il diritto a restare che implica una lotta comune con caratteristiche diverse dal mero assistenzialismo. Accoglienza degna e libertà di movimento in Europa, insomma, perché l’Europa è il nostro spazio politico e anche il “loro”.
Vi aspettiamo numeros*.
A seguito della proiezione avremo l’occasione di discutere insieme ai registi che hanno lavorato a lungo in Sierra Leone.
L’ingresso sarà gratuito. Serata a cura di Ya Basta Bologna e della Scuola d’Italiano Newén di Làbas.