Riportiamo il comunicato della Rete nazionale A Pieno Regime, che a seguito del golpe burocratico del governo rispetto a quello che ora è il Decreto Sicurezza, lancia per il 31 maggio una grande manifestazione nazionale, che si pone l’obiettivo di avere caratteristiche di massa e conflittuali.
Venerdì 11 Aprile il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il cosiddetto “Decreto Sicurezza”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale con il titolo di “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”. Con questa firma si apre la fase dei sessanta giorni previsti per la sua conversione definitiva in legge.
Si concretizza così quello che abbiamo denunciato fin da subito come un golpe burocratico: la forzatura autoritaria con cui, lo scorso 4 aprile, il Consiglio dei Ministri ha trasformato l’ormai ex Ddl 1236 in un decreto legge, imponendone l’immediata applicazione e bypassando ogni residuo spazio di dibattito democratico. Una mossa che ha di fatto esautorato il Parlamento e negato persino le ultime possibilità di contrastare, attraverso gli strumenti della democrazia formale, un testo che rappresenta una pietra tombale sullo Stato di diritto nel nostro Paese.
Il primo assaggio di questo dispositivo lo abbiamo visto in piazza proprio ieri (sabato 12 aprile), durante la manifestazione nazionale a Milano in solidarietà al popolo palestinese, con la polizia che spezza in due il corteo e carica i manifestanti senza alcuna ragione.
Ma non è questo il momento di cedere allo sconforto. Al contrario: è il momento di rilanciare.
Il decreto segna senza dubbio uno spartiacque. È l’attacco più radicale e sistematico ai diritti, alle libertà e alla convivenza civile che l’Italia repubblicana abbia conosciuto. Un attacco che si inserisce dentro un contesto globale segnato dall’avanzare di derive autoritarie, ma che nel nostro Paese assume una valenza ancora più grave e simbolica. La storia italiana ci ha già insegnato cosa accade quando un blocco reazionario, con spregiudicata evidenza, smantella la libertà nel nome dell’ordine e della sicurezza.
Oggi più che mai è necessario un salto di qualità nella mobilitazione. Dopo mesi di assemblee, manifestazioni e iniziative diffuse in tutto il Paese, è il momento di costruire un processo organizzativo più solido, capillare e determinato. Un’opposizione reale a questo governo non può che nascere dal basso, dalla convergenza di tutte le soggettività in lotta: dal mondo del lavoro a quello ecologista, dai luoghi della formazione ai movimenti per il diritto all’abitare.
Per questo lanciamo un appello chiaro: convergiamo tuttə nella grande manifestazione nazionale del 31 maggio a Roma. Una giornata di massa e di conflitto, che sia capace di rompere l’isolamento, di dare voce e forza a un’alternativa possibile e concreta a un governo che governa solo attraverso decreti d’urgenza e trattative opache.
Dobbiamo imporre un’agenda nostra, costruita sui bisogni reali, sui diritti, sulle urgenze sociali e ambientali. Non possiamo restare imprigionati nelle scadenze dettate dall’alto: dobbiamo ribaltarle, rovesciarle, renderle occasione di rottura e rilancio. Per questo ribadiamo con fermezza: nel giorno in cui questo decreto sarà convertito in legge – qualunque esso sia – saremo ancora una volta in piazza, sotto i palazzi del potere, come già abbiamo fatto il 4 aprile.
Il tempo che ci separa dal 31 maggio deve essere un tempo di costruzione: di alleanze, di conflitti, di relazioni politiche e sociali, di mobilitazioni territoriali. Invitiamo perciò tuttə ad attraversare la giornata del 25 aprile con una chiara connotazione: ricordare la Liberazione di ieri significa opporsi con forza alla deriva autoritaria di oggi. L’ottantesimo anniversario della Resistenza deve essere il momento in cui la memoria storica si salda con il presente delle lotte per la democrazia e la giustizia sociale.
In questa prospettiva convochiamo una nuova assemblea nazionale a Roma, a inizio maggio (verranno date a brevissimo maggiori informazioni). Sarà un passaggio decisivo per rafforzare il percorso comune, coordinare le iniziative e rendere la manifestazione del 31 maggio un punto di svolta.
Non siamo alla fine. Siamo solo all’inizio. E se loro scrivono i decreti, noi scriveremo un’altra storia. Fermiamo il piano autoritario e le manovre antipopolari del governo Meloni: nelle piazze, nei territori, nella lotta quotidiana per una democrazia vera, sociale, radicale.