Immagine in copertina di Guido Calamosca.
Oggi vogliamo parlarvi di una novità che teniamo in serbo da diverso tempo.
Ma facciamo un passo indietro.
Nel 2021, in piena post pandemia, Laboratorio Salute Popolare apre uno sportello psicologico. In concomitanza di questo periodo cresce, in maniera sempre più frequente, la necessità di parlare di salute mentale, poiché bisogno diffuso e sentito in modo più frequente.
Dal 2021 ad oggi lo sportello psicologico è diventato un osservatorio critico dal basso all’interno del Municipio Sociale Làbas, in stretta relazione con molte altre progettualità mutualistiche, sindacali e sociali presenti nel territorio.
In questi anni abbiamo accolto e ascoltato tantissime persone, le abbiamo sostenute con percorsi brevi, e collegate con i servizi. I nostri presidi sono stati attraversati da una grande varietà di persone: giovani studentə, lavoratori precari, persone migranti, famiglie accomunate da un vissuto di disagio psicologico e isolamento molto spesso a causa anche del crollo del welfare sociale.
I servizi pubblici, infatti, si caratterizzano generalmente per tempi di attesa lunghi, talvolta insostenibili, spingendo le persone a ricorrere a cure private, altrettanto insostenibili dal punto di vista economico.
Nei servizi pubblici, inoltre, lə psicologə sono pochə e la presa in carico risulta essere prevalentemente farmacologica. Chiaramente, i limiti strutturali non dipendono da coloro che coordinano i servizi stessi né tantomeno da chi all’interno di essi lavora ogni giorno, anzi.
Per questa ragione nell’ultimo anno è stato un nostro principale obiettivo quello di incontrare decine di professionistə che lavorano nei servizi pubblici attraverso i tavoli della salute mentale costruiti col Laboratorio cittadino per la salute pubblica, rivendicando come la mancanza di risorse per la salute mentale, si traduca in mancanza di risorse umane , condizione che rende impossibile i tempi necessari alla relazione terapeutica.
Dall’altra parte, il governo centrale continua ciecamente a considerare la salute mentale una questione di controllo sociale, dimostrandolo nella proposta del Ddl Zaffini, vero e proprio passo indietro in cui è prevista l’apertura di strutture che ricordano l’aria manicomiale e al posto di trovare soluzioni diverse rispetto alla contenzione aumenta i giorni del Tso, al posto di stanziare fondi sulla sanità e sulla salute mentale per interventi riabilitativi di prevenzione, assumere personale e comporre adeguatamente equipe multidisciplinari, propone modelli securitari.
Animatə da queste motivazioni abbiamo voluto trovare una soluzione che ci permettesse di continuare a lottare per la salute mentale, riuscendo, con la progettualità e la responsabilità di Laboratorio Salute Popolare, a vincere dei bandi che ci permettono di avere delle risorse che potranno garantire alle persone delle prese in carico più lunghe.
Questo progetto risponde anche a un altro bisogno: la precarietà strutturale delle psicolohə giovanə, che vivono e lavorano in una città come Bologna con affitti e costi di vita altissimi. Questi fondi ci permettono di dare dignità al loro lavoro, evitando che la cura gratuita cada sulle loro spalle. È un modo concreto per non riprodurre lo sfruttamento che moltə di loro incontrano all’inizio del percorso professionale. Quando si parla di caro vita bisogna pensare che colpisce tuttə in questo momento anche altri socio-sanitari come infermieri, oss educatorə. Moltə psicologi lavorano infatti come educatorə perché nei servizi pubblici le assunzioni sono limitatissime e non tuttə riescono a permettersi di pagare l’affitto di uno studio se già è difficile pagare quello della casa. Quindi è una soluzione duplice che risponde a un bisogno di cura, ma anche a quello di chi deve curare.
È importante chiarire una cosa: non vogliamo sostituirci ai servizi pubblici, né pretendiamo di farlo, noi lottiamo per la salute pubblica. Il nostro rimane un progetto politico e sperimentale: vogliamo mostrare cosa significa praticare una salute mentale di prossimità, radicata nel territorio e non guidata dalla logica della prestazione o dell’emergenza permanente.
In questo senso, il nostro lavoro è un prototipo, noi restiamo un laboratorio, uno spazio dove giovanə professionistə possano immaginare e praticare una salute mentale, accessibile e centrata sulla relazione, mostrando che un altro modello è possibile, e che la salute mentale è un diritto che va difeso e reinventato insieme alle persone.
Le modalità per accedere resteranno sempre le stesse, contattarci al nostro numero su whatsapp +39 351 2367811 o alla mail laboratoriosalutepopolare@mail.com per informarsi su quali sono i nostri venerdì di apertura del mese, nei quali accogliamo con un primo ascolto le persone.
Le risorse che abbiamo a disposizione hanno comunque un limite quindi prediligeremo le persone in situazione di fragilità economica e che non trovano risposte nei servizi pubblici, con i quali noi continueremo a fare rete e collaborare.
Non lavoriamo in isolamento, siamo in relazione costante con i servizi pubblici le realtà territoriali, verso cui rimandiamo quando emergono bisogni che richiedono interventi strutturati, continui o specialistici.
La nostra non è una realtà “alternativa ai servizi”, ma una realtà complementare, che intercetta i bisogni, li riconosce e costruisce ponti con chi può proseguire il percorso in modo adeguato.
