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I cambiamenti del narcotraffico in Messico e America Latina. Dialogo con Giorgio Tinelli

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Il mondo pare in subbuglio. I vari settori economici sono attraversati da veloci modificazioni dovute agli sviluppi delle nuove tecnologie e al ridisegno delle filiere dei mercati globali con la saga dei dazi e contro-dazi aperta dal governo Trump. 

Una cosa è certa: il settore del narcotraffico, parte fondamentale dei flussi di denaro che corrono nell’algoritmo del capitale finanziario, di certo non è in crisi. Si sta modificando. Ma la vecchia regola della domanda e offerta ne garantisce l’assoluta attualità. 

Per capire cosa sta succedendo in Messico e nell’intero continente latinoamericano, che restano centrali nel mercato delle droghe, abbiamo intervistato Giorgio Tinelli, che svolge docenza in vari atenei, tra cui Università di Genova, Università di Bologna-Buenos Aires e Sant’Anna di Pisa.

Abbiamo voluto approfondire la situazione in Messico e nell’intero continente latinoamericano perché la realtà di questa parte del mondo è tuttora violentemente segnata dalla produzione/vendita della cocaina oltre che delle cosiddette nuove droghe sintetiche o chimiche, che dir si voglia. 

Uno sniffo di polvere bianca in giro per il mondo è pesantemente legato alla scia di violenza, corruzione, devastazione sociale che tra desaparecidos, morti, fosse comuni, migrazioni forzate, centri di sterminio e addestramento – come l’ultimo scoperto alla Fattoria Izaguirre a Teuchitlàn – segna la vita delle comunità e l’intero territorio dal nord del Messico al sud dell’Argentina.


TRASFORMAZIONI NEL MERCATO DEL NARCOTRAFFICO 

Il mercato del narcotraffico sta cambiando in Messico e in tutto il continente latinoamericano. Le nuove droghe sintetiche o chimiche stanno sostituendo le vecchie droghe?

E’ innegabile che il sistema del narcotraffico sia molto cambiato. 

Metodologicamente penso che il crimine organizzato si muova come un sistema aziendale in perfetta armonia con il contesto capitalista, all’interno del quale c’è una differenza tra beni illeciti prodotti dalla cosiddetta criminalità organizzata e quelli che teoricamente dovrebbero essere leciti e che poi sempre leciti non sono, come sappiamo. 

L’ambiente a livello di sostanze, è cambiato moltissimo. Le prime avvisaglie di profondi cambiamenti le abbiamo viste già a partire dal 2015. Per un ambiente che cambia repentinamente con grande velocità, estremamente cangiante come quello legato al narcotraffico, sono secoli. Da allora abbiamo visto le potenzialità di cambiamento che poteva avere l’avvento delle cosiddette droghe chimiche o sintetiche. Il cambiamento è stato evidente soprattutto quando c’è stato il boom delle metanfetamine e poi in seguito anche del fentanyl, che è un capitolo un po’ a se stante visto quello che è successo negli Stati Uniti con la quantità di overdosi e di vittime che ha generato il diffondersi di questa sostanza.

Si dice anche che ci sono dei cambiamenti per quanto riguarda la quantità di cocaina in circolazione. Ma su questo bisogna essere chiari: il traffico di cocaina non è calato in maniera assoluta sia come produzione che diffusione dall’avvento delle cosiddette droghe chimiche. Oggi ci sono dei flussi assolutamente record di cocaina. Le organizzazioni criminali si sono adattate alle pressioni delle forze di sicurezza, che stanno cercando di contrarrestare le loro attività. La cocaina continua ad essere diffusa in grande quantità. La coltivazione di foglie di coca in Colombia, principale produttore – così come in altri paesi –, la produzione, il consumo, etc., risulta in crescita costante dal 2020. 

Siamo di fronte ad una crescita incessante della produzione della cocaina che ha alimentato la maggior parte dei gruppi criminali in ascesa a partire dalla fine degli anni 70. E’ una grande falsità quando si dice che le droghe chimiche faranno ‘ombra’ o faranno calare la produzione di droghe cosiddette tradizionali come la cocaina. 

Il maggior cambiamento riguarda la produzione della cosiddetta “adormidera”, ovverosia il papavero da oppio, alla base del traffico di eroina verso gli Stati Uniti, che è stata sempre prodotta in Messico dove c’erano enormi appezzamenti di amapola da cui si astrae l’alcaloide da oppio. 

La produzione di eroina è praticamente scomparsa con l’avvento soprattutto del fentanyl. Il campesinado che, in maniera più o meno nascosta, lavorava in questo settore, oggi ha dovuto cambiare la propria produzione, si è dovuta rimettere completamente in gioco perché quel settore è ormai inesistente.

Il fentanyl è un ritrovato chimico cento volte più forte dell’eroina. Costa molto di meno dal punto di vista della produzione perché non ha bisogno di terre, di clima adatto e di tanta mano d’opera. E’ infinitamente più facile da muovere: ha bisogno di piccoli spazi per essere trasportato attraverso i territori e le frontiere, lungo le ‘narco-rutas’

Il trasporto nel narcotraffico è fondamentale. E’ il fattore che fa aumentare a dismisura il valore della merce. Un comunissimo cellulare può contenere tanto fentanyl da poter causare centinaia di dosi letali, qualora non fosse usato con conoscenza. Lo spazio che occupa il fentanyl lo rende evidentemente infinitamente più pratico dal punto di vista del transito delle frontiere. E’ facile da nascondere. Non ha odore, quindi non è annusabile dai cani alle frontiere e così via. E’ praticamente impossibile trovarlo, a meno che non lo si cerchi con grande attenzione oppure avendo profonda e aggiornata conoscenza dei vari metodi di ‘traspaso’ di frontiere con sostanze illegali. I recenti sequestri di quintali di fentanyl alle frontiere tra Messico e Stati Uniti – equivalenti come guadagno a tonnellate di cocaina – non è stato casuale, ma probabilmente dovuto al fatto che qualcuno aveva fatto trapelare la notizia sul luogo in cui era nascosto o su ‘las mulas’ che lo trasportavano. 

Le droghe tradizionali sono piante, coltivazioni, raccolti, climi favorevoli, lavoro manuale, trasporti pesanti, territori corrotti e controllati e così via. 

Le droghe sintetiche invece sono prodotte in laboratori piccoli, mobili, senza vincoli stagionali, sono composte da sostanze non regolamentate o poco regolamentate, sono trasportate in grandi o piccole quantità, soprattutto in piccole. 

La stragrande maggioranza dei trasportatori di fentayl sono ‘mulas’, persone singole in buona parte con passaporto statunitense. Non sono più le ‘mulas’ tradizionali che attraversano con grandi peripezie le frontiere o migranti che passavano le frontiere portando con sé sostanze stupefacenti per pagarsi il passaggio. Il passaggio della frontiera a volte avviene all’insaputa dei trasportatori proprio perché il fentanyl si nasconde molto bene. 

Questo comporta grossi cambiamenti rispetto alle modalità con cui eravamo abituati nel narcotraffico tradizionale e delle droghe tradizionali. 

Un altro aspetto dei cambiamenti riguarda i cosiddetti ‘insumos’ ovverosia le sostanze e i componenti che servono per raffinare o assemblare le droghe. 

Prima c’erano solamente i classici ‘insumos’ che servono per le droghe tradizionali come la coca, il papavero d’oppio oppure la bufotenina da rospo per fare droghe di origine animale. Adesso invece ci sono le droghe sintetiche.

Gli ‘insumos’  tradizionali sono acetone, acido solforico, acetato di etile, carbonato di sodio, etere etc., ad esempio per raffinare, cristallizzare, lavare la cocaina. C’era la cosiddetta ‘mafia de los insumos’, un vero e proprio settore di produzione e di approvvigionamento. La DEA o altre forze di sicurezza di vari paesi seguivano le quantità di queste sostanze che arrivavano in certe zone per arrivare ai laboratori. C’erano anche altre sostanze, come cemento, benzina, calce, necessarie per la raffinazione, per arrivare al cloridrato di coca, nel caso della cocaina.

Le droghe sintetiche hanno degli ‘insumos’ che sono molto diversi: sono ‘insumos de montaje’, da assemblaggio, sostanze chimiche prodotte in Asia, in particolare dalla Cina. Le droghe sintetiche sono basate su reazioni chimiche tra sostanze che in certe condizioni fisiche e con la presenza di certi catalizzatori si trasformano in altre sostanze chimiche totalmente diverse da quelle che le hanno originate. Le sostanze che le hanno originate sono di tre tipi: pre-precursori, precursori e sostanze chimiche essenziali, che sono il principio attivo, diciamo così. Le sostanze chimiche essenziali sono fondamentali anche per l’economia legale, usate nella produzione di farmaci.  Non c’è la possibilità dal punto di vista internazionale di bloccare l’importazione e l’esportazione. E’ impossibile interrompere il flusso di queste sostanze, ce n’è un’ampia disponibilità. Arrivano in due porti in particolare del Messico, Lázaro Cardenas e Manzanillo. Da lì vengono portate nei luoghi dove vengono assemblate dai cosiddetti ‘cosineros’, che non necessariamente sono integranti di cartelli o organizzazioni più o meno grandi della criminalità organizzata. In seguito vengono incanalate verso le destinazioni da organizzazioni che hanno già da decenni narcorotte ben definite. 


TRASFORMAZIONI DELLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA 

Queste trasformazioni hanno cambiato l’operatività e la strutturazione delle organizzazioni che agiscono nel narcotraffico in Messico e America Latina? 

E’ in corso un forte cambiamento. 

Non si tratta più solo di avere narcorotte da difendere con i propri “eserciti”.

Questo non significa che sono in calo le vittime della cosiddetta guerra narco. Ci sono territori, stati federali del Messico che hanno ancora una quantità di omicidi incredibile. Questo si deve ad un elemento principale del cambiamento in corso: la frammentazione delle principali organizzazioni. 

In Messico fondamentalmente sono rimasti due grandi cartelli: il Cartello di Sinaloa, più tradizionale, e il Cartello Jalisco Nueva Generacion, che racchiude fondamentalmente varie organizzazioni. Dietro a questi due cartelli rimasti ci sono federazioni che cambiano in maniera velocissima.

In America Latina attualmente la criminalità è quasi sempre portata avanti da gruppi non organizzati, disorganizzati nel senso che sono frammentati ed instabili. Si formano reti diffuse che si estendono dal Messico fino all’Argentina.  

Buona parte della cocaina che arriva in Europa passa dalla cosiddetta rotta africana, al netto dell’importanza di Puerto Limón in Costa Rica, che ha assunto negli ultimi anni un’importanza fondamentale. 

Esistono ancora i cosiddetti cartelli messicani che, come si diceva, sono due, poi ci sono i cosiddetti Grupos Armados Residuales (GAR) e Grupos Armados Organizados (GAOS), che sono i gruppi dediti al narcotraffico in Colombia. Poi le organizzazioni che trafficano tra Paraguay, Argentina, Brasile. 

In Messico è rimasta fondamentalmente un vasto settore di criminalità disorganizzata e se la si considera tale si possono comprendere le strutture criminali in modo più completo, diversificato. 

Di fatto, negli ultimi 20 anni in America Latina sono stati commessi più di 2,5 milioni di omicidi. Tuttora il 33%, secondo le ultime stime, degli omicidi mondiali avviene nella regione latinoamericana, che tra parentesi ha una popolazione che rappresenta solo l’8% della popolazione mondiale. 

Nonostante tutti questi cambiamenti, la violenza è uno degli elementi assolutamente fondamentali. Il primo elemento è la corruzione, il secondo è la violenza. Le organizzazioni, sia quelle disorganizzate che quelle realmente organizzate, percorrono territori, hanno a che fare con un ambiente politico o ambienti politici tra i più disparati: hanno una tale disponibilità di risorse da poter comprare qualsiasi tipo di volontà, quantitativi di soldi assolutamente al di là della realtà.  Riescono ad avere le vie sgombere da qualsiasi tipo di ostacolo, con una acquiescenza pressoché totale da parte della politica locale, soprattutto quando lo Stato è già di per se stesso vulnerabile. 

Mi riferisco ad alcuni paesi centroamericani, che sono in piena caduta libera. Penso non tanto al Salvador, che da sei anni a questa parte ha intrapreso una linea decisamente autoritaria con il pugno di ferro di Nayib Bukele contro le ‘maras’, ma penso all’ Honduras, o al Guatemala, o anche ad alcuni stati federali messicani, che sono praticamente dei narcostati. Non dimentichiamoci che abbiamo a che fare con gli Stati Uniti Messicani e quindi ogni stato federale ha una sua giunta, un suo governatore. Quando non c’è la possibilità di fare girare le cose solo con la corruzione allora c’è la violenza. 

La criminalità organizzata è una dimensione in cui diversi gruppi traggono vantaggio da attività illegali svolte attraverso una sinergia organizzata con continuità. 

La criminalità organizzata ha un carattere aziendale, una propria struttura verticale.  Alcuni gruppi criminali organizzati sono in grado di controllare la rete di produzione, di marketing, di vendita, secondo criteri realmente aziendali, derivati da una razionalità che proviene dalla percezione della propria capacità produttiva. Controllano mercati, funzionano come una struttura burocratica, esercitano un controllo territoriale fornendo anche servizi pubblici. In certe situazioni il loro funzionamento ricorda quello della Jihad islamica in certi paesi dell’area sub-Sahariana. Sono talmente presenti sul territorio che provvedono ad alcuni servizi per la popolazione. 

La criminalità organizzata controlla i territori attraverso la violenza contro le popolazioni locali, contro i loro nemici. Violenza e controllo territoriale sono sempre presenti. 

Le istituzioni e le forze di sicurezza tendono a adottare politiche per ripristinare l’ordine pubblico, colpendo le strutture di queste organizzazioni nei loro organigrammi, nelle loro attività, per recuperare quello che è il monopolio della violenza nel senso weberiano del termine. Ma ci sono territori nella regione  mesoamericana che non sono più controllati dallo Stato.

In questa fase, i gruppi criminali in America Latina tendono ad essere piccoli, segmentati.  L’ambiente si è frammentato. Ci sono gruppi piccoli, instabili, privi di una vera e propria organizzazione. Poi ci sono grandi organizzazioni, cartelli come Sinaloa e il CJNG in Messico o il Comando Vermelho oppure Primeiro Comando da Capital in Brasile. I collegamenti tra questi gruppi, le alleanze, i nodi della filiera di produzione, di trasporto, di commercializzazione, di vendita, non sono per niente chiari. 

L’ambiente è poco comprensibile perché ci sono scontri, tradimenti e non si riesce a fare una mappatura di quello che sta succedendo.

Per anni e anni, dal 2006, quando è iniziata la “guerra a los narcos” del presidente messicano Vicente Calderon, si poteva fare una mappatura del Messico con gli scontri fra i vari cartelli, aggiornando il quadro con gli arresti, le uccisioni, le varie saghe come quella della famiglia Beltrán Leyva. Adesso non si riesce più: tutto è molto più fluido e in continua evoluzione. 

I nodi di fondo sono quelli che riguardano la produzione con le differenze create dall’avvento delle droghe chimiche, però la mancanza di chiarezza è dovuta ad una sorte di subappalto delle specifiche attività date a piccoli gruppi. Una sorta di divisione del lavoro. Spesso dei gruppi sono molto forti dal punto di vista dell’esercizio della violenza, delle dispute da regolare con maniere spicce, altri invece sono forti perché hanno molti ‘cocineros’, chimici pronti alla raffinazione e all’assemblaggio delle droghe. Ogni gruppo ha il suo aspetto di forza specifico.

Non dimentichiamoci che non c’è solamente la droga. C’è il traffico di esseri umani che rende non alla stessa maniera ma rende molto. Le organizzazioni criminali hanno anche a che fare con l’estrattivismo illecito. Ci sono gruppi criminali, soprattutto nel bacino venezuelano dell’Orinoco o in Brasile o anche in Messico, che hanno a che fare con un estrattivismo illegale che spesso trova alleanze all’interno delle istituzioni, o l’acquiescenza di governi che sono facilmente corruttibili.


TRASFORMAZIONI DEI FLUSSI FINANZIARI 

I cambiamenti in corso nel narcotraffico riguardano anche le modalità con cui i soldi provenienti da attività illecite passano ai flussi finanziari cosidetti leciti?

Ci sono due facoltà che proliferano nel mondo dei narcos. 

Una è quella chimica e il perché è facilmente intuibile: il mestiere dei ‘cocineros’ rispetto alle droghe chimiche è strapagato, c’è lavoro per tutti. L’altro settore di studi che tira è l’economia, ovvero il lavaggio di denaro sporco e che attraverso bitcoin e vari flussi finanziari deve essere riciclato. 

Ci sono metodi abbastanza oliati come quello del ‘pitufeo’ ovvero quantità enormi di denaro spedito da migliaia di prestanome che in giorni determinati devono girare una certa somma, tenendosi una piccola parte, a un determinato conto. 

Sono flussi finanziari di milioni e milioni di dollari che praticamente ritornano o alla casa madre o non ci ritorneranno mai perché ormai le banche, gli istituti bancari non hanno una collocazione in qualche paese specifico, magari hanno le proprie filiali però riuniscono il proprio consiglio di amministrazione una volta a New York, una volta ad Anversa, un’altra volta – chessò – a Budapest. Oggi l’economia capitalista funziona così e i flussi di capitale immensi della criminalità organizzata o disorganizzata finiscono in questo grande calderone. 

Di tutto questo si sa molto poco, ovviamente. Ci sono giornalisti indipendenti – quelli che in Messico continuano a morire perché cercano di informare – che provano ad approfondire questo aspetto legato al narcotraffico, ma è veramente difficile tastare il polso reale di queste attività finanziarie. Ci sono scambi dal punto di vista finanziario che non lasciano alcuna traccia, non solo per i giornalisti ma anche per le forze di intelligence e sicurezza o di polizia internazionale che stanno cercando di limitare o di contrastare lo sviluppo di queste attività illegali. 

E’ un discorso ostico da fare ma è evidente che ci sono delle variabili dal punto di vista sociale che sono perfettamente consustanziali a quello che sono certe organizzazioni criminali. Se ti muovi in un paese vulnerabile, dove c’è un settore informale urbano molto forte, molto ampio, dove c’è una povertà diffusa, una politica assolutamente in preda alla corruzione e così via, allora puoi far proliferare le tue attività, di qualsiasi attività si tratti.  Hai a dismisura possibilità di generare risorse economico-finanziarie per portare avanti le tue attività. Ci sono le maniere più disparate per il lavaggio di denaro. C’è l’investimento in settori immobiliari. C’è poi da un punto di vista internazionale una certa facilità perché i prodotti bancari hanno un limite borderline tra illegalità e legalità di cui si può approfittare. Ci sono degli istituti bancari che nascono e muoiono nel giro di un anno e nel frattempo hanno spacciato una quantità di soldi assolutamente spaventosa.