Questi giorni si parla di nuovo di riders, Bruxelles indica e Roma riceve, ma come per ogni linea di indirizzo approvata in Europa sarà proprio la fase di stallo che andrà a determinare quello che succederà. Oggi non sono più solo i riders a muoversi per ottenere maggiori diritti urbani e lavorativi, al loro fianco ci sono realtà, enti locali, esperti, giuristi, sindacati e soprattutto tanta solidarietà da parte di chi vive condizioni lavorative e di vita simili alle loro.
I riders sono famosi, allora. Sì, ma sono famosi perché lottano.
Non diciamolo troppo forte. Qualcuno si spaventerebbe ad accostarli a soggetti non mansueti, delinquenti, soggetti pericolosi per la stabilità della società, che hanno il coraggio di sfidare, addirittura, i simboli del lusso. Infondo, i riders non sono quelle stesse familiari persone che ci portano il cibo sull’uscio di casa?
Invece sono proprio i riders, o almeno lo sono stati per un periodo, come nelle migliori fasi di lotta che si alternano, quelli che hanno prodotto pratiche di conflitto più interessanti, quelli che ci hanno fatto appassionare anche nelle fasi più buie del 2020 al fatto che le cose potessero andare diversamente.
Grazie ai riders siamo entrati in galleria Cavour per dire che la crisi la debbono pagare i ricchi e non i poveri. E la vendetta dei ricchi si è fatta attendere un anno, ma alla fine è arrivata, fredda come da migliore tradizione dei capitalisti europei.
Tommaso, voce e volto dei riders Bolognesi, ha ricevuto, insieme ad un altro compagno, delle misure cautelari che limitano la sua libertà di movimento, obbligo di firma quotidiano.
Ma Tommaso è felice di poter lottare ancora. E noi, convintə che questa sia la forma migliore di solidarietà, armandoci per attraversare il fango delle contraddizioni del nostro tempo e i limiti difficili che separano il personale e il politico soprattutto quando si subiscono misure restrittive, ci associamo alla sua felicità.
Alle porte del Natale, con un carovita trattenuto ma pronto a colpire, con il freddo che colpisce non solo la grave marginalità adulta ma sempre più precariə, ci facciamo forza anche con i più diseredati.
Noi stiamo da questa parte, questa è la nostra lotta, e Tommaso, così come gli altri, non saranno soli di fronte alla vista quotidiana della polizia che cerca di inibire la possibilità di lottare ancora.
La lotta rende felici!