Forse solo quando la guerra è così vicina ci si sveglia la mattina e si cerca di guardare oltre i tetti chiedendosi veramente cosa sia successo più in là stanotte e cosa stia succedendo ora? I giornali e le chat riportano le notizie principali, quelle dei luoghi più “caldi” del conflitto, ma la linea del fronte è lunga e le persone di stanza sono tante. Domande fatte tra noi per cui la guerra è sempre stata una cosa lontana.
Nelle strade di L’viv se non parli con le persone la guerra si vede poco. Ma che tutt* siano coinvolt* in qualche modo è difficile non sentirlo. Al fronte la maggior parte dei/delle militari riceve supporto dalle proprie reti di famigliari, amic*, gruppi di affinità, e organizzazioni politiche. Le persone mandano di tutto, dal cibo all’abbigliamento tecnico, dalle vetture acquistate dalle donne oltre confine (le uniche insieme a bambin*, persone anziane o invalide che possono uscire dal paese) ai visori notturi fondamentali per pilotare i droni auto/costruiti. Il governo rifornisce con le attrezzature migliori solo le zone più “calde”. Una cosa che torna spesso nei discorsi di questi giorni è che non ci sia tanta politica nella società, ma invece auto-organizzazione sì. Tutt* sono in qualche modo “volontari*”.
Solo poch* ricch* non lo sono. Un compagno incontrato oggi ci racconta di una recente polemica apparsa sui giornali ucraini a seguito della diffusione di un video in cui un riccone si scaglia contro un soldato invalido dicendogli di tornarsene al fronte. Molti ricchi oligarchi se ne stanno semplicemente rifugiati in qualche località sciistica sui Carpazi in attesa che la guerra finisca.
Il potere degli oligarchi è uno dei tanti argomenti che affrontiamo nella lunga discussione avuta con Orest e Nadiya, 25 anni, entrambi del Donec’k, e da diverso tempo parte di Sotsіalniy Rukh (letteralmente “Social Movement”). Finiamo inevitabilmente per parlare dell’Unione Sovietica. Sia perché loro vengono dai territori rivendicati dalla Russia, sia perché l’intento principale di Sotsіalniy Rukh è di essere una forza “socialista”, e per farlo si deve liberare dal macigno storico dell’Unione Sovietica. Orest e Nadiya sembrano lucid* e determinat* a volerlo fare.
Nadiya ci parla della necessità di far emergere un pensiero femminista nella sua organizzazione e di come molte compagne di Sotsіalniy Rukh siano impegnate in altri gruppi transfemministi attivi nel paese. Ci sembra di intravedere un lungo processo di ricerca che le/i giovani attivist* stanno percorrendo per rimmaginare e ridefinire un pensiero di “sinistra”, “rivoluzionario”, qualsiasi cosa questo significhi oggi, in questa geografia. Loro sono consapevoli di essere una minoranza, ma sono giovani e hanno qualcosa di forte e concreto per cui combattere che guardi oltre la libertà dell’Ucraina.
Dell’Italia conoscono Zerocalcare grazie alla serie di Netflix. Con questo riferimento “mainstream” diventa più facile spiegare loro un pezzo della storia dei centri sociali. Sono molto incuriosit* dalle occupazioni. Non esiste qualcosa del genere in Ucraina, ci dicono. Raccontiamo la lunga storia degli spazi occupati in Italia, come forma di liberazione e di riappropriazione di parti della città. Della cultura politica e artistica che è emersa in questi luoghi e della loro trasformazione negli anni.
E’ giuntà l’ora di lasciare L’viv e di proseguire per la nostra seconda tappa, Kyiv. La stazione di L’viv è piena di persone in attesa di prendere i treni notturni verso Kyiv, Odessa, Kharkiv e altre destinazioni. Come nel bus che ci ha portato in Ucraina, anche qui la maggioranza di chi aspetta il proprio treno sono donne, giovani e anziane, e bambin*. Ma significativa è anche la presenza di militari che si dirigono con i treni di linea verso le zone del fronte. Saliamo nel treno formato da circa una ventina di carrozze. Prendiamo posto in scompartimenti diversi. Le famiglie con cui passeremo la notte, vedendoci forse un po’ spaesat*, ci spiegano alcune cose, come la possibiltà di prendere dell’acqua calda all’inizio di ogni vagone per farsi un té o un caffè e dove trovare la biancheria per rifarsi il letto.
Con un’umanità carica di borse e valigie, che fa ritorno ai luoghi da cui è dovuta scappare, ci apprestiamo a passare la notte nel treno che attraverserà le pianure ucraine.