27 giugno 2024 h.18.30 Piazza del Nettuno, Bologna.
Dal 9 all’11 luglio 2024 a Bologna e Forlì verrà ospitato il vertice del G7 su Scienza e Tecnologia. L’evento dei 7 “grandi” in crisi di identità e missione mette al centro il tema del secolo. Dalle guerre alla sorveglianza in carcere e ai confini, dal rapporto tra AI e lavoro allo studio dei cambiamenti climatici, dalla pervasività nella vita di smartphones e social media, con un patriarcato intrinseco nei codici delle piattaforme, alle nuove macchine quantistiche, dalla telemedicina, ai gemelli digitali, ai diritti sessuali e riproduttivi, le tecnologie sono un trait d’union di numerose battaglie politiche e bio-politiche della nostra era.
Un G7 superato dalla storia è inadeguato ad affrontare questi temi in una città come Bologna dove, nell’agenda di ogni persona (o nel google calendar dello smartphone), nell’agenda di ogni movimento e in ogni relazione sociale, nelle reti accademiche e digitali, ciò che è tech sta guadagnando velocemente una posizione predominante.
Ancora oggi l’odg del summit non è noto, non sappiamo quali ministri presenzieranno – quali strategie di mimetismo adotteranno i dimissionari francesi o gli sconfitti tedeschi – e neppure quali multinazionali si affacceranno all’evento. Ma se molti governi vivono la crisi post-elettorale europea non è questo il caso del governo ospitante, quello italiano, che celebra invece il ritorno ad una Europa delle Nazioni. Motivo in più per tenere alta l’attenzione.
Come luogo dell’incontro dei G7 è stato proposto il Tecnopolo, terreno di contesa ideale tra le companies e la scienza pubblica, cittadina e open-source, la cosiddetta citizen science. Ci ricordiamo bene la proposta di Elon Musk a Giorgia Meloni per una copertura Satellitare Nazionale (una contradictio in adiecto nell’era della globalizzazione satellitare dell’orbita geostazionaria), oppure le mire bonacciniane per attirare in Regione Samsung (dove, fatalità, proprio a Seoul si è avviato recentemente il primo sciopero della storia di questo big tech!).
Bologna sta cambiando, anche a causa del tech. Lo scontro con le piattaforme del big tech e i grandi fondi è quotidiano in città, da AirBnb ad Amazon, da Ryanair ai vari Social Hub. Intorno ai super-calcolatori, parlare di dual-use o di tecnologie di guerra capaci di sterminare migliaia di persone come a Gaza non è una questione banale e da specialisti, bensì multidisciplinare e politica come dimostrano i numerosi appelli circolati in questi mesi nel mondo accademico, così come di crisi climatica e sviluppo di AI, di creazione di algoritmi non proprietari e di data feminism. La tecnologia che da qui verrà sviluppata non sarà neutrale e per questo non possiamo lasciarla in mano ad altri. Noi siamo la tecnologia, la produciamo e la usiamo, in un rapporto fluido. Loro la usano, i loro algoritmi in- formano le reti della produzione e del comando. Noi la usiamo per cooperare, cambiare le città, liberarci dal comando finanziario.
Sul tech si sviluppano così tante contraddizioni che è tempo di esporle partendo da chi le vive sulla propria pelle. Lasciamo però a casa i fantasmi delle teorie anti-scientiste, del complotto, e le vane illusioni di un ritorno ad un passato idilliaco.
Anticipiamo il G7 e sfidiamo le contraddizioni che questo porta con sé. Facciamolo in assemblea per portare nello spazio pubblico la ricchezza composita di una città, dei suoi percorsi di mobilitazione e di lotta, del suo sapere critico e scientifico.
Noi siamo la tecnologia e loro solo un piccolo pezzo del comando finanziario. Noi vogliamo reddito e potere di decidere sulle tecnologie. Noi vogliamo ricchezza e democrazia mentre loro producono povertà ed autocrazia.
La contesa è aperta.
Ci vediamo giovedì 27 giugno alle ore 18.30 in Piazza del Nettuno.