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Di strada e di governo. Oltre Bologna combattere il fascismo.

Sulla piazza di sabato 9 novembre a Bologna almeno due elementi non ideologici vorremmo dirli: la risposta della città è stata trasversale, di popolo, inevitabile. Pratiche diverse, indignazione generalizzata, una vera rabbia percepibile ben prima dei botti. Anche se avessero mandato i fascisti in Piazza della Pace a pochi metri dalla curva sud del Dall’Ara – che ricordiamo essere intitolata ad Árpád Weisz, allenatore del Bologna ucciso dai nazisti in un campo di concentramento – molto probabilmente il militante della Rete dei Patrioti si sarebbe trovato lo stesso a piangere per i “bomboni” lanciati dalle case sulle teste rasate, come è successo veramente in via Gramsci. Fa bene però il sindaco Lepore a insistere che le cose sarebbero state diverse e che l’ordine di metterli davanti alla Stazione del 2 Agosto sia arrivato dall’alto.

Ma sabato il dispiegamento delle FdO ha fallito. Saremmo a raccontare un’altra storia se la testa del corteo avesse giocato la recita del Governo: reti, blindati, idranti, centinaia di poliziotti pronti a caricare, uno scontro frontale voluto e ricercato. Ma in via Irnerio, di fronte all’imponente blocco di polizia, migliaia di persone sono corse a destra nel parco della Montagnola, puntando all’efficacia e non all’auto-rappresentazione, ed è lì dove hanno incontrato gli sfortunati agenti che erano evidentemente nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Questi ultimi di certo non hanno potuto evitare che si esprimesse tutto il dissenso verso i fascisti e verso la scelta di concedergli piazza XX Settembre. Che Piantedosi invochi la galera per chi era in prima fila e con lucidità ha reso inutile il dispositivo di sicurezza pensato dalla Questura e imposto dal Governo, sembra come il bullo che vuol fare vedere di essere ancora più grosso, insomma una pratica fascista ben nota. Le persone in prima fila vanno difese perché lo scontro che hanno messo in campo è stato tutto politico. Di fronte agli squadristi come puoi pensare che i giovani non si ribellino? In Montagnola non c’è stato il caos e la guerriglia bensì una risposta misurata e determinata di migliaia di persone al sopruso che la città stava subendo.

Sul Governo e il salto di qualità dopo sabato

Oltre alla risposta di “popolo” si è data una vera risposta politica perché eravamo preparat* a farlo. Di fronte al salto di qualità del governo in cui lo stesso piano istituzionale è minato costantemente dai fascisti di palazzo Chigi, a Bologna, la sola antagonista a questo salto di qualità, è stata una sperimentazione politica di tutta la città, ibrida e municipalista, all’altezza delle trasformazioni epocali in corso. Per questo motivo – e Salvini rosica – da tempo non siamo più centri sociali, ma Municipi Sociali. Tutto quello che facciamo è pubblico e non serve elencarlo ora, basti pensare ai denti rifatti dal Laboratorio di Salute Popolare a chi non ha lo stesso portafoglio della premier o del ministro dei trasporti. O basti pensare al radicamento territoriale in quartieri come Pescarola dove ci vorrebbe un bel coraggio a venire a dire di aumentare i voli sull’aeroporto Marconi, cioè sulle nostre teste, come ha fatto, sempre Salvini, in questi giorni – ma si sa, da dietro lo smartphone è più facile spararla grossa. I territori sono altra cosa.

Però, Bologna da sola non basta. Non può bastare, perché lo scontro istituzionale in atto è solo una punta dell’inverno appena iniziato con l’elezione di Trump in USA e delle problematiche del paese Italia. In questo contesto sosteniamo pienamente il Sindaco Lepore che ricostruisce i fatti e tiene la posizione. Bologna dà fastidio, perché è evidente che la sua specificità politica rimane anomala nell’Era Meloni. Lo dimostra il pastiche avvenuto con la modifica romana degli esiti del Comitato per l’Ordine Pubblico: i fascisti a Bologna avrebbero dovuto avere visibilità e spazio. Anche se nessuno li avrebbe accettati.

Il tema è se ora una pratica politica ibrida come quella sperimentata a Bologna possa estendersi oltre Bologna guardando a testa alta l’orizzonte nero, ovvero i grandi temi dell’inverno: DDL Sicurezza, l’ordine di espulsione di persone in fuga da teocrazie, dittature, regimi militari, guerre e cambiamenti climatici, l’apertura dei centri in Albania, una politica sempre più autoritaria volta a legittimare il salto di scala del comando finanziario che si sta aprendo con Trump e l’ibrido Elon Musk al governo USA. Alcune evidenze di questo salto di scala e cambiamento di paradigma le si vedono nel rapporto tra il Governo e i sindacati che di fronte all’insopportabile imperio di Giorgia Meloni rispondono con la proclamazione del giusto sciopero del 29 novembre, che deve diventare lo sciopero di tutt* contro il fascismo di governo, lo stesso governo dove risiedono figure nate nel cosiddetto “movimento sociale” e che ora impone “agli italiani” di rassegnarsi a decenni di austerità.

Il nuovo fascismo comunica con starlink e scambia criptovalute, l’alternativa a questo deve fare altrettanto, in strada, nei governi – soprattutto locali ed europei – negli spazi digitali, ma lo può fare soprattutto a Roma con centinaia di migliaia di persone in piazza che, come successo a Bologna, non accetteranno che questo inverno passi inosservato.

Municipi Sociali di Bologna