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Los Angeles brucia .. e non per le rivolte

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Correva l’anno 1992 quando la città degli angeli fu sconvolta da migliaia di persone in rivolta per sei giorni dopo l’annuncio del verdetto di assoluzione di quattro agenti del locale Dipartimento di polizia per l’uso eccessivo della forza nell’arresto e nel pestaggio di Rodney King, che era stato filmato da un privato cittadino e poi trasmesso da diverse reti televisive. L’allora governatore della California Pete Wilson schierò la Guardia Nazionale californiana, e il presidente George H. W. Bush inviò la 7th Infantry Division e la 1st Marine Division. Ci furono più di sessanta morti, 2.000 feriti e circa 12.000 arresti. Furono versati litri di inchiostro per raccontare, analizzare quella settimana che portò al centro dell’attenzione mondiale le periferie americane.

Già … una rivolta di migliaia di persone, un riot in grande stile come quelli delle periferie francesi in seguito. Un evento ben diverso per numeri ed intensità di significato da quanto sta avvenendo per ora nelle nostre periferie.

Oggi Los Angeles brucia per tutti altri motivi.

Un gigantesco incendio ha trasformato in cenere le ville, le case lungo le colline e non solo, il centro città. Il bilancio ondeggia. Si parla di 24 morti, 150.000 persone costrette a lasciare casa, danni incalcolabili.

Pare quasi che che metaforicamente in fiamme stia andando un pezzo d’America, a pochi giorni dall’insediamento ufficiale di Trump/Musk alla Casa Bianca. Effettivamente l’arrivo al potere della combinata tra il magnate dai cappelli inguardabili e l’uomo più ricco del mondo, con la testa su Marte e il corpo negli affari terresti, segna un cambiamento epocale.

Le fiamme di Los Angeles illuminano lo scenario del capitalismo dell’oltre umano, di un campo d’azione in cui si è aperta la piena competizione dentro le nuove frontiere dell’accumulazione capitalista, quelle dell’IA e del biotech.

L’epicentro del potere ora è in Texas, dove tutti i megaboss, compresi quelli della Sylicon Valley stanno spostando armi e bagagli possibilmente vicino alla SpaceX di Elon (vai a sapere che magari ti serve un lancio nello spazio) e a Mar-a-Lago dove di corsa, con intuito politico da vendere, la Meloni si è fiondata per risolvere la vicenda di Cecilia Sala e altri affarucci risolti con vari do ut des, interni a questa fase di riaccomodamento degli equilibri globali. A proposito il nostrano ministro della Giustizia Nordio senza neanche attendere la decisione della Corte d’appello di Milano ha accellerato la scarcerazione di Abedini che è tornato a Teheran su un volo fornito dal governo.

Il capitalismo dell’oltre umano viaggia a braccetto con l’oltredemocrazia in cui i vecchi arnesi delle modalità delle relazioni interne ed internazionali sono già archiviate. Le fiamme sembrano spazzare via, in malo modo, insieme alla città californiana, l’America dei democratici, del political correct, il volto green del potere accompagnato dalla ricchezza delle case in collina. La causa degli incendi, come sempre in questi disastri in grande scala, è un mix tra causa naturale – il cambio climatico non guarda in faccia nessuno – e mancanza di una reale azione di prevenzione/adattamento.

Trump cavalca le polemiche che viaggiano in rete contro il democratico governatore dello Stato a cui viene imputato di aver preferito salvare una specie di pesci in via d’estinzione che usare le risorse idriche per riempire serbatoi utili in caso di incendi. Ed ancora, la tanta acqua usata per le piscine cristalline delle ville di certo è andata a detrazione dell’acqua nelle cisterne. Ma al di là delle piccolezze in fumo sta andato il modello di ambientalismo così caro al mondo liberal, la green economy spicciola.

Le mezze vie di pura facciata non reggono ed anzi fanno pure votare a destra chi non ha i soldi per mangiare bio, andare in bici e fare yoga o ristrutturare la casa con i pannelli solari a proprie spese.

E’ il tempo di un climattivismo radicale, attento alle ingiustizie sociali. Il resto è tanto fumo e poco arrosto.

Musk, dopo aver attaccato su X le autorità statali e locali, aver dato la colpa di quanto sta avvenendo al governatore Gavin Newson, alle politiche sulla diversità, agli immigrati, ha inviato un convoglio di Cybertruck Tesla nei luoghi più colpiti della città. “Posizioneremo i Cybertruck con Starlink e Wi-Fi gratuito in una disposizione a griglia nelle zone più colpite nell’area metropolitana di Los Angeles/Malibu”, ha cinguettato. Business is business per cui tanto vale far vedere la propria mercanzia all’opera in ogni dove.

Los Angeles appare post-apocalittica: il nero delle macerie misto al rosa delle sostanze, che contengono metalli tossici e dannosi per la salute, spruzzate per bloccare l’estendersi delle fiamme.

I vigili del fuoco continuano il loro faticoso tentativo di spegnere tutto. A cercare di arginare gli incendi ci sono anche circa 900 detenuti, che da sempre vengono utilizzati in questi casi, ovviamente con paghe irrisorie. Ma questo non crea discussione in un paese in cui le carceri sono gestite da imprese private.

Intanto, giusto per ri-sottolineare i rapporti di buon vicinato, sia Messico che Canada hanno inviato i loro vigili. Sia mai che Trump abbia intenzione, nel riformulare i vari patti internazionali, di mettere mano anche al Nafta. Zelensky ha offerto 150 vigili in risposta a un post su X di Donald Trump, anche in questo caso meglio ingraziarsi il nuovo Comandante in capo.

Oltre ai vigili pubblici ovviamente ci sono squadre di contractor privati, che vengono ingaggiati dai più ricchi per difendere le loro proprietà.

Come dicevamo prima, il business va avanti e lo si vede nel mercato immobiliare: un bilocale a Hollywood costa 4.000 dollari, un appartamento con tre camere a Venice Beach 9.500 dollari al mese, cinque stanze da letto con giardino a Beverly Hills valgono 18.000 dollari. Questi gli annunci immobiliari apparsi dopo l’inizio degli incendi per chi deve trovare una nuova sistemazione. Il Los Angeles Times ha stimato che gli affitti sono schizzati del 20%, una cifra illegale in California, dove quando si dichiara lo stato di emergenza hotel e proprietari di case hanno l’obbligo di non gonfiare i prezzi oltre il 10%. 

Los Angeles brucia insieme a tutte le contraddizioni di un tempo che si sta esaurendo mentre l’attesa è tutta rivolta all’insediamento il 20 gennaio alla Casa Bianca dei nuovi inquilini che stanno spalancando le porte dell’oltreumano.

se…se