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Dall’Albania all’Europa: aboliamo i centri di detenzione

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Di seguito il comunicato del Network Against Migrant Detention per la mobilitazione in programma l’1 e 2 novembre in Albania.

L’arrivo in Albania è previsto per venerdì 31 ottobre. Per sabato 1 novembre, la mattina è prevista una conferenza stampa a Shëngjin e il pomeriggio una marcia verso il CPR di Gjadër. Domenica 2 novembre, il weekend si chiuderà con un’assemblea transnazionale a Tirana. In fondo all’articolo ci sono le informazioni logistiche e per partecipare al weekend di mobilitazione.

Il 1° e 2 novembre come Network Against Migrant Detention torneremo in Albania durante l’anniversario dell’accordo Rama–Meloni, che permette all’Italia di costruire e gestire CPR in territorio albanese. Questi centri non sono solo incostituzionali: rappresentano un progetto coloniale che, con la complicità del governo albanese, segna un pericoloso precedente che l’Europa intende replicare attraverso il Nuovo Patto su Migrazione e Asilo. L’Albania diventa così un laboratorio di esternalizzazione, in cui sperimentare pratiche carcerarie e politiche di deportazione che vediamo emergere un po’ ovunque.

Dagli USA al Nord Africa, dall’Europa al Rwanda, le immagini di deportazioni, respingimenti e detenzione illegale si moltiplicano, mentre governi di estrema destra in tutto il mondo alimentano la retorica securitaria fatta di confini chiusi, rimpatri forzati e deportazioni di massa. La detenzione amministrativa si consolida come pilastro centrale di questo modello repressivo, basato sulla reclusione, l’espulsione e la negazione dei diritti.

In tutta Europa, il regime delle frontiere sta subendo una profonda ristrutturazione. Spinto da agende politiche sempre più autoritarie e securitarie, il sistema migratorio dell’UE si sta orientando verso una gestione rapida, esternalizzata e fortemente militarizzata. Il quadro giuridico che rende possibile questa trasformazione è il Nuovo Patto su Migrazione e Asilo, che accelera pericolosamente le procedure di frontiera e normalizza la detenzione come strumento ordinario di gestione della mobilità.

Accanto a questo, l’UE e i singoli stati membri stanno sperimentando le cosiddette “soluzioni innovative”. La Direttiva Rimpatri, i Return Hubs e le liste dei Paesi Sicuri hanno tutte lo stesso obiettivo: rendere le persone sempre più deportabili, invisibili e detenibili. Insieme, questi strumenti contribuiscono a smantellare un diritto d’asilo già fragile, costringendo i migranti a una precarietà ancora più profonda, esclusi dal welfare e dai servizi pubblici, ed esposti a uno sfruttamento più feroce da parte di mercati che continuano a richiedere manodopera a basso costo.

Eppure, nonostante la repressione, ogni giorno emergono forme di resistenza nei centri di detenzione in tutta Europa: scioperi della fame, rifiuto delle identificazioni, solidarietà reciproca, denunce pubbliche della violenza sistemica. Queste lotte dimostrano che i CPR non sono spazi di controllo totale, ma luoghi di conflitto. La lotta per la libertà di movimento e per l’autodeterminazione delle persone migranti rappresenta un importante barriera conltro la crescente militarizzazione di una guerra civile globale che si manifesta oggi in genocidi, bombardamenti aerei indiscrimanti, frontiere militarizzate, retate di massa e deportazioni su larga scala. 

In questo contesto globale, segnato dal tramonto della democrazia liberale, abbiamo bisogno di connettere le lotte territoriali contro la detenzione amministrativa e dare vita a forme di resistenza conflittuale capaci di produrre una nuova idea di democrazia. Dobbiamo rafforzare una prospettiva transnazionale ed europea che vada oltre le mobilitazioni locali e nazionali: una prospettiva capace di condividere pratiche, costruire reti, coordinare strategie per abolire il regime europeo e globale di apartheid e confinamento.

Abbiamo quindi scelto di unirci, insieme a compagnx albanesi,  italianx, europex  e transnazionalx, in una lotta decoloniale e solidale: per dire al popolo albanese che non è solo, che resistere è possibile, che la protesta deve crescere anche dove la cultura della resistenza è stata sistematicamente repressa. In gioco non c’è solo l’Albania, ma il futuro dell’Europa tutta. Da qui deve partire un processo di radicale democratizzazione dello spazio europeo e mediterraneo in cui viviamo.

Organizza SUBITO il tuo VIAGGIO a Tirana

Compila il FORM per confermare la tua partecipazione.

Partecipa all’ASSEMBLEA TRANSNAZIONALE ONLINE il 30/9 alle 18:30 per connetterci e costruire insieme la mobilitazione.
Link per partecipare: https://meet.goto.com/655398597
Codice di accesso: 655-398-597

Per info e contatti su IG: @networkagainstmigrantdetention ; @meshde.al
oppure via mail: againstmigrantdetention@gmail.com