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Invito alla mobilitazione europea contro i centri di espulsione per migranti in Albania

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Se l’Europa costruisce nuovi lager, chiunque desideri di vivere in un’Europa libera ha la responsabilità di abbatterli.

In Italia la detenzione amministrativa per persone migranti sta tornando ad essere la strategia privilegiata per gestire la mobilità illegalizzata. Oltre ad impegnarsi a costruire un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) in ogni regione, il 6 novembre 2023 il governo Meloni ha siglato l’accordo con il governo albanese per la costruzione di un hotspot e una struttura detentiva per migranti italiana su suolo albanese. Di fatto questa misura è il tentativo per esternalizzare la sovranità di uno stato membro europeo sul suolo di uno stato terzo in materia di immigrazione e controllo delle frontiere. Sebbene Rama e Meloni dipingono un quadro positivo di cooperazione, abbellito da un linguaggio di fratellanza, l’accordo Italia-Albania costituisce una chiara violazione del principio di sovranità albanese ed è l’ennesima espressione di una logica neocoloniale, evidente nel modo in cui l’Italia impone il controllo sui territori dell’Albania. Se questo modello è già stato sperimentato in altri luoghi, come per la Pacific Solution in Australia, esso rappresenta un’inedita novità nella infrastruttura di confine in Europa.

Questo patto è stato accolto positivamente da diversi esponenti dell’Unione Europea come di altri paesi membri, ben rappresentando la tendenza che attraversa l’Europa, e non solo, per quanto riguarda il controllo della mobilità umana: smantellare il diritto d’asilo, esternalizzando e militarizzando il confine. Dall’Italia all’Austria, dall’Ungheria all’Olanda, dalla Germania alla Polonia, spira un vento di estrema destra che ha come primo obiettivo la criminalizzazione delle persone razzializzate e in movimento. 

Sul terreno di questo accordo, tuttavia, si è aperta una frattura tra potere esecutivo e giudiziario a livello italiano ed europeo per quanto riguarda la definizione di “paesi sicuri”, su cui si basa la legittimazione del sistema delle pratiche di frontiera accelerate e di deportazione. Il governo Italiano definisce quindi “sicuri” paesi come la Tunisia, l’Egitto o il Bangladesh, per citarne solo alcuni, ignorando le evidenti condizioni di oppressione che diverse porzioni di popolazioni vivono in questi luoghi.  Lo scontro tra istituzioni che si sta consumando oggi denota lo spazio politico che si è aperto e che dobbiamo essere in grado di occupare per proporre, difendere e determinare meccanismi più democratici della gestione delle migrazioni in e verso l’Europa. 

Se il patto Rama-Meloni rappresenta una pericolosa sperimentazione che eccede l’interesse politico di Italia e Albania, allora mai come oggi abbiamo bisogno di una mobilitazione transeuropea, ben oltre i confini geopolitici UE, che riallacci e rafforzi le numerose reti di solidarietà sviluppatesi negli anni in supporto alla libertà di movimento. Per questo invitiamo le realtà europee e dei paesi vicini, da anni mobilitate sui confini e contro il confinamento coatto, ONG, attivist@ no border, persone in movimento e di origine non europea, a costruire insieme uno spazio di dissenso partendo dalle mobilitazioni contro i centri in Albania che ci vedranno protagonist@ nelle prossime settimane.

Con la rete Network Against Migrant Detention (NAMD), che raccoglie tanti soggetti e realtà sia italiane che albanesi, ci troveremo l’1 e il 2 dicembre a Tirana e presso i campi di Shëngjin e Gjadër per opporci al modello neocoloniale di delocalizzazione del controllo delle frontiere attraverso il patto Meloni-Rama. 

L’invito è ad esserci e a mobilitarsi insieme per l’abolizione della detenzione di migranti e dei confini; per l’apertura di canali d’ingresso sicuri e accessibili il rilascio di un documento europeo; per la libertà di movimento per tutt@  

Ci vediamo a Tirana!

Firme:

Mai più lager – No ai CPR

Ya Basta Bologna

Tpo

Làbas

Stop Cpr Roma

Melting Pot Europa

Mesdhe

Europe Other

Zanë Kolektiv

Associazione Open Gates

spazio Stria Padova

Mediterranea Saving Humans

Asgi

Sea-Watch

Rete regionale no cpr-no grandi centri ER

No Name Kitchen

Linea d’Ombra

Assemblea Antirazzista Trento

Bozen solidale

Refugees Welcome Italia

Collettivo Rotte Balcaniche alto vicentino

Rete Sicilia contro il confinamento – Arci Porco Rosso

Maldusa

ActionAid

Carovane migranti

Le veglie contro le morti in mare

⁠Baobab

Stop Border Violence

Cuoche ribelli

Direttivo di Societa per l’enciclopedia delle donne aps

Europasilo

Rete della Conoscenza

Osservatorio Migranti Basilicata

Sinistra Anticapitalista

Associazione Soomaaliya

Diritti di Frontiera APS – Laboratorio di Teoria e Pratica dei Diritti

Gris Piemonte

Osservatorio NOCPR Torino

Italiani Senza Cittadinanza

CSOA Gabrio