Due mesi di occupazione all’ex caserma Masini
Viaggiando ci s’accorge che le differenze si perdono: ogni città va somigliando a tutte le città, i luoghi si scambiano forma ordine distanze, un pulviscolo informe invade i continenti.
Le città invisibili, Italo Calvino
Il diritto all’abitare non è scontato. È il primo, ma l’ultimo dei diritti in una Europa in trasformazione in cui si comincia a parlare di digitale, di piattaforme, di gig economy, di smart cities. Si è aperta una linea di frattura sullo sviluppo delle città, sulle economie che si instaurano nell’urbano, rendendo netto il contrasto tra la brama di valorizzazione capitalistica nell’algoritmo del comando finanziario, e i desideri del corpo sociale, sempre più ricattato sullo stare dentro o fuori l’algoritmo. La turistificazione, il city branding, la gentrificazione sono fenomeni che spingono nella direzione di rendere visibile questo contrasto. La contesa in corso per ridurre i costi degli affitti e delle case, per bloccare i processi di espulsione e fuga coatta dalle città, per valorizzare le forme di vita oltre questo mercato immobiliare marcio, è l’agone in cui ci poniamo. Il tempo della sfida è ora.
Se ti dico che la città a cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla.
Le città invisibili, Italo Calvino
Il 28 aprile 2023 abbiamo sottratto all’abbandono le case di Via Borgolocchi a Bologna, di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti, lasciate per 6 anni a marcire, dopo l’inutile (per loro) sgombero di Làbas O (Orfeo). Oggi queste case sono state ripulite e sistemate e vi ha preso vita un nuovo progetto di abitare non conforme:H.O.Me. Nell’Hub di Organizzazione Meticcia vivono soggetti precari e migranti: chi, anche con un salario conquistato dopo anni di strada e seconde terze quarte accoglienze, non riesce ad accedere alla casa; chi, ad ogni telefonata ad una agenzia di strozzinaggio immobiliare, viene colpitə dalle molteplici linee di discriminazione della società. Per chi ha scelto di romperle abbattendo le porte di Borgolocchi, home vuol dire casa, ma anche organizzazione.
L’organizzazione che abbiamo messo in campo è quella di chi si rimbocca le maniche per contrastare l’attuale mercato immobiliare. Gruppi telegram e pagine facebook, comitive, collettive e gruppi di coinquilinaggio, possibili cooperative di abitanti. A questa realtà vorrebbero rivolgersi queste righe.
Alla linea di partenza del nostro percorso c’era lo striscione: Il diritto di restare. No alla fuga scomposta, no al ricatto delle smart-lezioni online post-pandemia, la nostra materialità vuole essere a Bologna, proprio qui nella città del Tecnopolo, non altrove. Con-vivono e co-organizzano questa esperienza lavoratorə delle grandi industrie – turistica e automobilistica, della conoscenza e dell’informatica – della nostra città metropolitana.
Vivere insieme ci ha consentito di studiare, ampliare il ragionamento, discutere e mettere in pratica conoscenze e proposte sullo sviluppo urbano, sul tema della casa, sulla sostenibilità energetica e su tanto altro. Da Casa Vacante (l‘occupazione autunnale dell’ibrido che siamo) l’immersione nel campo di lotta per un rinnovato diritto alla casa e alla città è stato totale e multfiorme. Abbiamo discusso con tecnicə, scienziatə, assessorə, studiosə, giornalistə, tantə vicinə di casa ricattatə come noi dagli aumenti dei proprietari e dal costo della vita in generale, altre esperienze che, a Bologna e in Italia, hanno spalancatoporte, sostituito serrature, fatto picchetti. E tirando un po’ le somme viene da dire: bene così, ognunə faccia il suo. Quella per il diritto all’abitare è una lotta composita. Lo è sempre stata, perché segna la differenza tra lo stare sotto un tetto o il vivere per strada, tra lo stravolgere i progetti di vita per il guadagno altrui e la possibilità di immaginarsi un futuro, quando ”legale” è solo il diritto alla proprietà mentre “illegale” è il diritto alla casa.
È delle città come dei sogni: tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso
è un rebus che nasconde un desiderio oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure.
Le città invisibili, Italo Calvino
Ora, per chi non conosce Bologna, le quattro case di Borgolocchi (Casa 1-2-3-4 per gli avventori) sono magicamente all’interno di 10.000 metri quadrati in pieno centro. L’ex-Caserma Masini non a caso ha rappresentato un sogno per parte di questa città, i muri parlano ancora, un enorme spazio verde poi tolto alla migliore socialità degli anni 2012-2017, quelle stanze e quegli stanzoni con il potenziale di rispondere allora, e ancora oggi, ai desideri di vita degna della nostra gente.
Un rebus, l’enormità di questo spazio in pieno centro a Bologna e lasciato vuoto per 6 anni; un macigno per alcuni nostalgici e soprattutto per una proprietà (CdP), inadeguata a gestire spazi cittadini come questo; un sogno inatteso, quello espresso da chi abita home insieme a quelle centinaia di persone che nella Bologna del futuro vogliono vedere il Piazzale Irma Bandiera definitivamente restituito alla città, gli immobili sottratti alla speculazione finanziaria, e nel frattempo gestita sotto forma di usi temporanei in cui sperimentare e creare altro dall’abbandono. Non per ultimo, la Masini è un luogo in cui riscoprire la memoria partigiana e antifascista. Nelle sue stanze e sotterranei furono interrogati e torturati diversi partigiani. Alcuni di loro divennero poi madri e padri fondatrici di Bologna. Attualmente quegli spazi sono lasciati alla polvere e ai topi, noi vogliamo restituirli alla città.
Allora, è con l’ampiezza di questo spazio che vogliamo misurare le sfide sopra accennate: quella per il diritto all’abitare, quella per spazi di vita non conformi che possano generare un valore diverso dal marcio mercato immobiliare, quella di spazi verdi ibridi e piazze pubbliche sociali, quella di altri modi di vivere e attraversare le città.
Un sogno molto grande che chiede aiuto per essere concretamente realizzato. Braccia, gambe, teste per costruire i diversi ambienti della Caserma: la nostra piazza pubblica ripresa dal verde; uno spazio dedicato all’abitare collaborativo; un ostello politico dei movimenti per attraversare Bologna fuori dai flussi della turistificazione.