Ascolta su Spotify
La chiacchierata che abbiamo fatto con Ivan Grozny è stata ampia. Per comodità di fruizione abbiamo organizzato l’articolo in due audio e con una galleria fotografica potete vedere le foto scattate da Ivan. Per tornare alla prima parte cliccate qui: PRIMA PARTE
Qui proponiamo la seconda parte con la seguente suddivisione: Solidarietà interna – Religione – Personaggi: il cappellano – Discussioni ed influencer – Dopo Zelensky: intanto vivere, poi ricostruire – La guerra non ha regole – Dentro il paese – Odessa.
Buona lettura o buon ascolto.
SECONDA PARTE
SOLIDARIETA’ INTERNA
La solidarietà interna esiste ancora. Lo vedi in un sacco di cose, per esempio anche la cura dei bambini, il fatto di proteggerli. I bambini non vanno praticamente a scuola da tre anni, fanno Zoom tutti i giorni. Per fare una festa di Natale devono andare nei sotterranei della metropolitana.
Quel tipo di solidarietà c’è ed è bella anche vedere.
Ma ci sono anche altre cose. Per esempio Leopoli è una città molto bella e meta turistica. E’ stata colpita marginalmente dalla guerra. Tantissima gente che aveva la possibilità economica di andare via dai posti più colpiti si è spostata a Leopoli. Quindi gli affitti sono cresciuti. C’è tanta solidarietà però c’è anche naturalmente chi è riuscito a approfittare della situazione e magari ci lucra anche sopra.
La guerra come dicono sempre tanti apre delle possibilità anche se non sempre è positiva.
RELIGIONE
In Ucraina sono ortodossi, la chiesa a cui guardano sarebbe quella di Mosca. Ma da quando il patriarca russo ha fatto tutta una campagna contro l’Ucraina e a favore dell’invasione, si è creata una spaccatura. Per cui guardano a una chiesa ortodossa ma ucraina. Per esempio il Natale ortodosso, che si festeggia una settimana dopo il nostro, l’anno scorso per decreto si è festeggiato il 25 dicembre invece che con la data solita. Perché? Perché, in poche parole, è meglio festeggiare con gli amici che con i nemici. La religione è importante nella sfera personale, però per la sfera politica la questione cambia radicalmente.
PERSONAGGI: IL CAPPELLANO
Il cappellano militare dell’oblast di Mykolaiv è un punto di riferimento spirituale per tutta la comunità ed è un comandante militare di quelli più medagliati. Lui ti dice che non è bello uccidere le persone, che non gli piace uccidere i russi, che non aveva mai conosciuto un americano prima della guerra ed invece in Russia ci ha studiato. Gira una leggenda su questo tizio che si chiama Rasmir Gavella, che praticamente quando lui uccide qualcuno, poi si ferma a pregare per lui. Non so se sia vero, non gliel’ho mai chiesto, ma tutti la raccontano e vedendo il personaggio non mi stupirei. Questo per dire che c’è bisogno anche di queste persone un po’ fuori dagli schemi, generose, perché sono comunque persone generose nel loro ambito.
Loro non ti parleranno mai di resa e sono gente di chiesa.
La questione religiosa è super interessante, super importante, magari l’ho spiegata male e c’è chi la sa spiegare meglio di me, però in sintesi diciamo che chi è stata la guida spirituale per gli ucraini oggi non lo è più, perché quella guida spirituale è quella che ha legittimato l’invasione in Ucraina.
DISCUSSIONI E INFLUENCER
Oggettivamente l’Ucraina è un paese dove tutti parlano di politica. E’ inevitabile, perché l’argomento quotidiano è la guerra che condiziona tutto. C’è anche il discorso legato alle elezioni che per adesso è impossibile fare. Anche in Ucraina c’è il fenomeno degli influencer. Gente che non ho capito bene che credito abbia, ma ha un grandissimo seguito sui social. Ne ho intervistato alcune perchè ero curioso di sapere, capire cosa vogliono. Ho capito che, ormai, come ovunque nel mondo, per loro la carriera politica non è vista come un’opportunità per fare dei cambiamenti, per agire sul presente, per trasformarlo in qualcosa di meglio, ma è sempre vista come un’opportunità di carriera personale. Da un lato c’è un sacco di gente che si è impegnata, si è data da fare in questi anni, che è dentro le questioni, che capisce le dinamiche di un paese comunque piccolo ma complicato e poi ci sono anche questi personaggi.
DOPO ZELENSKY: INTANTO VIVERE POI RICOSTRUIRE
È difficile dire che dopo non ci sarà lui. Però dopo, a prescindere da chi prenderà il potere e sarà il premier, c’è tutto quanto il resto. Devi ricostruire una rete sociale, un tessuto che è andato via via sfasandosi.
E’ vero che funzionano ancora gli ospedali, i servizi di trasporti, puoi prendere un treno, funzionano le metropolitane, le grandi città riesci a raggiungerle e così via. Però sono i villaggi quelli in cui le cose sono più complicate. E’ difficile far arrivare tutto, anche diciamo, la discussione. Hai a che fare con le cose contingenti: ti manca l’acqua, non hai da mangiare, c’è freddo, sparano con i droni. Il domani si presenta agitato. Aleggia anche sottovoce la paura di un’altra guerra, finita questa.Ci sono anche un’altra serie di aspetti da considerare, ne elenco solo alcuni.
I fuoriusciti
Tu sei andato a combattere in guerra, hai combattuto tre anni, hai perso una gamba, hai perso un amico, hai combattuto. Tu hai combattuto e un altro torna a casa perché ha scelto di non combattere, è scappato via il primo giorno. Come funziona la relazione? Questo è un tema.
I giovani
Parliamo di una popolazione che, tra i giovani che hanno fatto la guerra, tra i 21 e i 30 anni, ha 100.000 invalidi, senza un arto, una gamba, un braccio. La cosa impressionante e positiva è che, per esempio, si cerca di far fare delle cose ai ragazzi anche adesso in condizioni difficili. Si cerca di fare sport, attività varie . Sempre curando molto la sicurezza dei partecipanti. Ci si interroga molto sul loro futuro. Un giorno che la guerra finirà, quali saranno le ripercussioni sulle giovani generazioni, i minorenni, i minori, i bambini? Loro la guerra non l’hanno fatto, l’hanno subita. Questo tema rimane molto forte nel dibattito sociale e politico.
Diseguaglianze sociali
C’è un sentimento forte. Sono tanti quelli che si lamentano del fatto che c’è chi si è approfittato e si approfitta della situazione. Ad esempio c’è chi ha comprato per pochi soldi aziende e imprese in crisi. Però questo riguarda non milioni di persone, ma centinaia di persone in luoghi diversi, per cui è difficile metterli insieme, a meno che non scoppi un caso clamoroso. Ma adesso i casi clamorosi non possono scoppiare. Che cosa c’è più clamoroso della guerra?
LA GUERRA NON HA REGOLE
Abitare in una palazzina popolare è meno sicuro che abitare in una villetta. A Kharkiv, così come a Kiev bombardano tranquillamente gli abitati popolari. Muore gente, ragazzi, bambini. Un mese fa ho visto un ospedale pediatrico che era stato bombardato a luglio e dove sono morte due persone. La guerra non ha regole. Le regole d’ingaggio sono tutte cavolate. Chi sta alle regole in guerra? Ho visto ordigni al fosforo, ordigni in teoria banditi. Immagino che anche gli ucrani li mandino di là, non penso che gli ucrani facciano i santi. Una cosa scioccante è il missile supersonico, che va a 3.4 mach, tre volte e mezzo la velocità della luce. Anche se lo vedi non lo puoi tirare giù. Il fatto di averlo sparato quest’estate a settembre, cos’era? Era far vedere che lui, Putin, può arrivare dappertutto se vuole. Certo è propaganda, però a un ucraino ha fatto un certo effetto veder passare il missile supersonico sopra la testa. Ti cambia anche psicologicamente.
DENTRO IL PAESE
La vita è durissima in Ucraina. Mi dispiace che questo sia molto sottovalutato, perché stiamo parlando comunque di persone che secondo me sono state molto spesso etichettate come tutte uguali.
Come per gli italiani, i francesi, gli olandesi, in Ucraina c’è di tutto: l’anarchico, quello che era contento di stare sotto i sovietici anche se oggi odia Putin, quello che guarda all’America, quello che si sente europeo, quello che non si sente niente, il cattolico, il non cattolico. C’è di tutto. Non si vede, come in altri posti, non è così lampante una chiara egemonia culturale. In Ucraina vedi molta frammentazione. Si possono fare delle critiche a Zelensky, ma nessuno dice che si comporta male.
Lo rispettano per il fatto di essere preso questa “patata bollente”. Potrei citare le parole del prete – soldato, cioè lo stupore per il fatto che in Europa ci sia della gente che è fan di uno che manda giovani a stuprare e uccidere le persone, Putin, e che invece uno, Zelensky, che nella vita poteva scegliere di fare anche altro, che si è preso questa responsabilità, viene trattato male. “Forse la vostra comunicazione ha dei problemi”, mi ha fatto notare il prete-combattente. Forse un po’ di ragione ce l’ha. Chi ha meno opportunità è in difficoltà nel dire la sua, nel far valere quelle che sono le proprie ragioni, però chi lo può fare lo fa e chi ha avuto l’occasione di criticare certe scelte l’ha fatto.
Sono questi i motivi per cui vado in Ucraina. Tutte le volte che sono andato mi hanno insegnato tante cose, anche magari diverse. Se avessi soltanto osservato da qua, oggi direi delle cose diverse, però inesatte. Non dico che la mia è la verità. Ti racconto una realtà che ho trovato. Quella la posso raccontare. Chiaramente è parziale. Io vedo solo una parte delle cose, perchè non puoi vedere tutto.
ODESSA
Odessa è interessante, perché ci porta proprio a parlare dei poveri. La cosa che ti stupisce di più è che una città nel passato recente, descritta come così potente e bella, oggi è proprio quella in cui si capisce che la guerra ha avuto un effetto devastante.
La gente per strada vende qualsiasi cosa. Come se noi adesso scendessimo per strada davanti casa e portassimo fuori le cose che abbiamo e le vendiamo. La gente si arrangia così, a Odessa. E’ una città complicata, perché è uno dei porti più importanti anche per le attività non legali e questo immagino pesi. Di sicuro pesa il fatto che le mafie, o come chiamarle, russa, ucraina, turca, italiana, si servono di quella rotta, quindi è un posto con un sacco di contraddizioni.
La cosa più evidente è la decadenza. E’ una città in grossa crisi, gli abitanti sono veramente ridotti male economicamente. Presumo che chi aveva i soldi se n’è andato via. Avevo sentito parlare di una città dove la gente stava bene, infatti vedi i palazzoni, quelli appunto tipici dell’est diciamo con l’architettura sovietica, dove la gente viveva. Oggi invece le zone della città sembrano zone fantasma.
Odessa è una cartolina chiara di quello che sono gli effetti della guerra.