Per tornare al Capitolo Terzo: L’Oltre umano / Capitolo Terzo. Non si completa un puzzle con pezzi sempre uguali
Consapevoli che il capitalismo è il movimento reale e che non ci sono adesso apparenti alternative a questo sistema, ovviamente abbiamo scelto di essere in cammino, di agire e non solo spaccarci la testa a costruire astratte teorie ideologiche e chiuse, capaci velocemente di dimostrarsi fallaci in qualsiasi momento vista la velocità dei cambiamenti in corso.
Non serve la bolla per vedere che è tutto piatto
Non siamo in pericolo, siamo il pericolo
Marracash
Sesta tesi. Sapere di tecnologie per combattere
Dentro il capitalismo oltreumano, bisogna accelerare la padronanza delle dinamiche tecnico-scientifiche, altrimenti si è destinati a non contare niente. Per combattere devi essere in grado di appropriarti sempre di più di tutto l’insieme dell’oltreumano, superare le categorie della modernità ed anche quelle di tempo spazio conosciute finora. Abbiamo di fronte il virtuale, lo spaziale, il terrestre, ibridi con le macchine, Intelligenza Artificiale come elementi di nuova frontiera in accelerazione. Ciò che oggi è messo a valore da parte del capitalismo oltreumano non è la pensata di un singolo, ma il frutto dell’accumulazione, dell’auto-valorizzazione umana, del lavoro sociale che ha prodotto questo tipo di possibilità, del general intellect. Ce ne dobbiamo riappropriare per combattere il sistema ed agire liberazione. Il percorso tecnico-scientifico dell’oltre umano per costruire la capacità di ribaltamento va preso in mano seriamente, e ci serve almeno poter determinare un approccio mentale utile ad agire. Sembra un orizzonte impossibile da raggiungere ma gli orizzonti servono proprio a non fermarti, a farti camminare, così come l’immaginazione ti fa correre. Importante è non stare fermi a guardarsi la punta del naso.
Settima tesi. La democrazia dei conflitti
L’accelerazione del capitalismo oltreumano viaggia violentemente nell’oltredemocrazia. Per lottare abbiamo bisogno di un punto di vista forte che chiamiamo democrazia dei conflitti. Ci serve avere una lente per non limitarci a mantenere e difendere la democrazia liberale come punto massimo che si può raggiungere. La democrazia liberale, con la divisione dei poteri, le costituzioni, i suoi apparati e le sue leggi e leggine, fu il frutto dei cicli di lotte che ci hanno preceduto. La democrazia dei conflitti significa che dobbiamo ritornare a pensare che l’unica risposta è il conflitto sociale, che senza conflitto non ci sono possibilità di cambiamento, e che il conflitto è connaturato alla democrazia. I greci chiamavano questo rapporto stasis, un concetto utile a indirizzare il conflitto perenne nella costituzione di nuova democrazia, per scongiurare lo spettro sempre presente della guerra civile, oppure, affinché nella guerra civile ormai inevitabile la fazione dei democratici risultasse più forte e con la forza cambiare di segno l’esito della violenza e della distruzione della guerra civile.
Il conflitto di cui parliamo ha nel termine democrazia il suo piano valoriale. Non può essere un conflitto a sé, deve contenere elementi in grado di attraversare l’esistente e proporre un futuro di effettiva liberazione. Per democrazia si deve intendere il mantenimento dei valori più alti raggiunti, accompagnati dalla necessità di non abbassare, per motivi tattici, i propri punti di riferimento di fronte a dinamiche sociali pseudo rivoluzionarie ma sostanzialmente regressive e barbare. Stiamo auspicando lotte che vadano oltre le lotte, che sprigionino progetti politici nella resistenza e nell’offesa del conflitto. In altre parole, servono atti di conflitto che vadano oltre chi li scatena e che producano eventi politici con la condivisione o la riproduzione; va rimessa a tema la potenza della produzione simbolica del conflitto. Gli eventi politici si innescano anche così, con la rottura della quotidianità dello sfruttamento e la produzione di simboli che conquistino l’hype. Ora proviamo a proporre alcuni elementi valoriali iniziali nella democrazia dei conflitti.
Primo corollario. Diritto di resistenza.
Il primo elemento valoriale è il diritto di resistenza, non la resistenza uguale a sé stessa. Che cosa significa il diritto di resistenza? Non siamo per la resistenza a prescindere da quello che afferma in quanto a nuovi o vecchi diritti. Affermare che siamo per il diritto di resistenza significa essere in grado di dare un giudizio sulla forma, sulle capacità di quello che uno specifico tipo di resistenza esprime dal punto di vista dei diritti e della prefigurazione di un meccanismo che non sia barbaro, ma che sia espressione che può stare dentro la democrazia dei conflitti. Ciò che fai e come lo fai conta molto nel determinare i diritti futuri.
Secondo corollario. Reddito universale.
L’altra questione che dobbiamo riprendere in mano è il reddito universale legato alla riappropriazione della ricchezza. La diseguaglianza a cui assistiamo è enorme. La ricchezza esiste ed è in mano a pochi e si mostra in forme a dir poco scandalose ed inaccettabili. Di fronte a questa tracotanza della ricchezza non ci può bastare un terreno rivendicativo, c’è bisogno della riappropriazione come scenario di prospettiva. Questo è un valore di fondo. La prospettiva di un reddito universale è una parola d’ordine che va agitata, legata al concetto di riappropriazione perché di certo nessuno ti regala niente e perché riappropriazione significa mettere in scacco le forme del potere.
Terzo corollario. Coalizioni di scopo.
Quanto sta succedendo attorno al contrasto al DDL sicurezza ci sta dimostrando che operare con la forma della coalizione è importante. Stiamo parlando di una coalizione non fissa ma come insieme di realtà differenti che si ritrovano unite con uno scopo ben preciso. Questo può essere lo spazio politico per agire la democrazia dei conflitti. La forma coalizione di scopo, da usare con sensatezza e quando se ne dà la reale possibilità ci sembra una strada da percorrere. Si tratta di creare un accumulo di forza non certo di stringere un patto immutabile che azzeri le differenze.
Quarto corollario. Municipalismo europeo contro sovranismo europeo.
L’altro elemento valoriale è il concetto di municipalismo VS sovranismo. Municipalismo è l’insieme tra governo e autogoverno dei territori. E’ un’arma ibrida che va rivendicata. Municipalismo contro sovranismo è un elemento di inizio, un elemento valoriale che può essere posto fin dall’inizio e che ha dimostrato le sue potenzialità a Bologna. Aggiungiamo un tassello: se vi fosse un municipalismo europeo contro il sovranismo europeo potrebbe essere un forte elemento di prospettiva. Chiaramente oggi questa prospettiva, per usare un eufemismo, è molto debole. Quello a cui assistiamo è che reazionari di ogni tipo sono passati dall’antieuropeismo a far propria la dimensione europea, articolandola come sovranismo europeo nella forma dell’Europa delle nazioni. Il sovranismo, d’altronde, è una categoria politica che innerva con forza oggi tutti i sottosistemi.
Siamo consapevoli che oggi parlare di Europa può sembrare aria fritta. Quando ne parlavamo al tempo del movimento no global la battaglia per affermare lo spazio europeo è stata fondamentale per contrapporsi alla dinamica di riproposizione degli stati nazionali come controcanto della globalizzazione. Oggi per contrapporsi al montante sovranismo europeo in forma concreta, non ideologica, servirebbero battaglie, lotte, conflitti. Ma questa è una ricerca, un terreno da tenere aperto su cui confrontarsi con altri, avendo la curiosità di relazionarsi con situazioni diverse. Possiamo avere nella nostra cassetta degli attrezzi alcune iniziali intuizioni. Per esempio l’essere per il matriottismo europeo (https://municipiozero.it/per-un-matriottismo-europeo/), una categoria importante da cui abbiamo scelto di partire. Avere la costante attenzione di guardare ad est insieme all’essere consapevoli che l’euromediterraneo è un nostro spazio d’azione ma non può essere la chiave per ri-articolare un concetto nuovo di Europa. Per definire la struttura, i confini, le regole d’ingaggio di una nuova Europa, non bastiamo solo noi. Noi possiamo scegliere di non fare gli struzzi e mettere la testa sotto la sabbia. Non ci nascondiamo che questo è un problema e di questi tempi già riconoscerlo è molto importante.
Quinto corollario. L’alleanza multispecie con le macchine.
E se le macchine non fossero nostre nemiche? E se riuscissimo a pensare che noi siamo ibridi oltreumani ma anche loro fossero ibridi oltremacchine? Non è fantascienza, è realtà. La composizione organica del capitale è talmente intensiva che esso entra in relazione e coccola il general intellect reso astratto dal processo di valorizzazione. Ma quest’ultimo è umano, nella connotazione che diamo della parola. Uno scenario già ipotizzato da alcuni padroni del vapore è di limitare l’IA per la sua capacità di evocare scenari sovversivi. E se scatenare questi scenari fosse invece proprio il nostro obbiettivo? Non si tratta di abbracciare le macchine, si tratta di allearsi con loro, modificando gli algoritmi.
Sesto corollario. Climattivismo
Allo stesso modo, la generazione protagonista del ciclo di lotte ambientali, dovrà porsi l’obbiettivo della coalizione di scopo con specie oltreumane. Il capitalismo oltreumano aggredisce non solo i singoli corpi e i territori, ma anche le relazioni vitali tra specie, esseri ed ecosistemi. In questo ambito relazionale ci sono possibili alternative che intrecciano l’ecologismo e il transfemminismo, cioè guardano ad uno processo di decostruzione dei rapporti di dominio dominanti, il patriarcato e quello dell’essere umano sul clima. Ma anche queste hanno bisogno di nuovi strumenti per capire e per colpire, per contendere. Parliamo della lotta per la sopravvivenza contro la voracità distruttiva del capitalismo oltreumano, quella che unirà ragni, elefanti ed homo sapiens, od i frammenti di dna che ad esso sopravviveranno nell’ibrido multispecie.
Noi proponiamo di dotarsi di sensoristica avanzatata, accessibile e aperta, per riconoscere scientificamente la relazionalità intrinseca tra le cose (es. https://www.meteonetwork.eu/it/weather-station/ero640-stazione-meteorologica-di-porto-saragozza-tpo), e di dotarsi di nuovi strumenti trasformativi e di conflitto (vedi il prossimo corollario). Il climattivismo va in questa direzione e definisce il suo scopo di alleanza nel raggiungere una felicità multispecie condivisa, una nuova ecologia delle relazioni e del tempo, in un mondo che mercifica ogni legame e riduce la vita a produttività e consumo. È qui che recuperare la felicità significa riscoprire il valore delle relazioni non strumentali, della cooperazione, della cura reciproca e della connessione con l’ambiente e il cosmo in espansione. Tutto questo ha un valore solo se lo si legge non come un ritorno al passato, piuttosto come visioni da contrapporre a quelle di Musk e con cui sfidare il capitalismo oltreumano e che prevedono una rottura con l’imperativo dell’accumulazione infinita e della crescita distruttiva. In alcuni ambiti e settori è conclamato che si può e si deve decrescere. Pensiamo ad esempio all’attuale Aeroporto di Bologna, lo scontro è tra espansione dello scalo o la diminuzione dei voli, tertium non datur.
Settimo corollario. Attualizzare le forme del conflitto radicale
Su questo punto più che parole servono fatti. Se abbiamo detto che è necessario riappropriarsi della tecnologia a tutto tondo, abbiamo di fronte campi infiniti in cui agire. Da sempre le forme innovative di stare nelle piazze o di praticare azioni dirette sono partite da intuizioni e sperimentazioni tradotte in atti materiali. Basta pensare ai primi scudi usati a Trieste ormai nel secolo scorso o alle azioni di blocco e liberazione delle casse dei supermercati, per non tornare ancora più indietro nel tempo. Non si tratta di ripetere all’infinito cose che alla fine diventano vuoti simulacri privi di efficacia e puramente rituali ma di inventare, immaginare nuove strumentazioni, che spaziano nelle potenzialità dell’oltre umano. Ci vogliono laboratori in cui coinvolgere tanti in cui sperimentare per agire. Chi prima ci prova meglio alloggia nel presente dell’Oltreumano e noi non vogliamo stare ad aspettare.
Chiusura. Con il Rojava negli occhi
Mentre scriviamo, l’esperimento democratico nel nord-est della Siria è minacciato. Il confederalismo oltre lo stato nazionale è una esperienza politica che anticipa una possibile modalità di rottura nel contesto di guerra civile globale permanente. A loro continua ad andare il nostro pieno sostegno.
Per leggere i primi due capitoli: Oltre l’umano – Oltre i post non si può mettere il dentifricio nel tubetto; Oltre l’umano #2 – Il futuro inizia adesso