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Note estemporanee da Budapest il giorno del processo a Ilaria

Per prima cosa ci dobbiamo situare.

Geolocalizziamoci dai vari satelliti che vagano nell’atmosfera sopra Budapest. Già è faticoso inquadrare il quadrante Europa. Quale Europa? Quella dei fondatori, quella di adesso, quella delle speranze di chi ci vuole entrare come segno di riuscita economica? Cosa significa la stessa parola Europa, letta da contesti diversi? E cosa significa ora che siamo in tempi ormai lontani da quelli dei fondatori?

Stiamo larghi, andiamo a est e poi zoommiamo su una città imponente con le vestigia dei vari imperi che l’hanno plasmata, Budapest, attraversata da un mega-fiume, che di blu non ha più niente. Zoommiamo nelle vie centrali dove non manca neanche un logo dei marchi top ten a livello globale (quelli di Naomi Klein e quelli degli influencer mondiali, per intenderci). Vediamo una sede sfavillante della Bank of China oltre a tutti gli uffici luminosi delle varie Company internazionali. Siamo in un paese che da moh vota Orban. Qui nel rituale delle urne – segno di pura democrazia formale ovunque – la crocetta su Orban significa “…tu ci garantisci prosperità e sicurezza e noi non rompiamo le scatole ovvero sicurezza in cambio di poche libertà”. Una formula che va per la maggiore in questo periodo in tutto il mondo. Populismo, autoritarismo, boh.. chiamiamolo come vogliamo ma qua funziona con regole semplici: chi fa un reato va in galera e ci resta. Se rispetti le regole allora puoi aspirare a “realizzarti” nel sistema dei beni e delle godurie dell’algoritmo del capitale finanziario.

Zoommiamo ancora e planiamo in una piccola aula di tribunale. All’ingresso ci sono personaggi chiaramente in stile nazi che contestano la pattuglia di italiani tra cui parlamentari come Nicola Fratoianni, Ilaria Cucchi e altri, Zerocalcare, il fumettista che racconta la storia di Ilaria Salis a strisce su Internazionale, Giuristi Democratici e altri solidali. Dentro l’aula i familiari, l’ambasciatore etc. E poi arriva una ragazza, Ilaria, in catene accompagnata da inquietanti sbirri\robocop\passamontagnati di nero vestiti. Ci sono un giudice e un tot di giornalisti giunti a “coprire l’evento”.
Non entriamo nel merito del piano giuridico, dei reati, delle prove. La giustizia ha una bilancia che pende sempre dalla parte del potere costituito e le leggi e le norme si allargano o restringono a seconda delle tensioni dei rapporti di forza fuori dalle aule di tribunale. Resta la decisione: Ilaria resterà in carcere. Punto. Stop, anche se sta aspettando un giudizio, per cui non è ancora condannata, anche se etc etc … Lasciamo queste argomentazioni a chi ci capisce di più ed è esperto di questi intricati meccanismi formali, che pure sono un parziale campo di battaglia per chi ci crede.

Mettiamo in moto i neuroni e proviamo ad allargare il campo del nostro pensiero. Dietro la vicenda di Ilaria ci sono tante questioni da affrontare con lo sguardo in avanti e non solo resistendo guardando al passato.
Europa? Non sarà forse arrivato il momento di ridefinirla in termini di significati che disegnino uno spazio in cui i nuovi diritti di questo millennio siano centrali? Pensiamo ai nuovi diritti declinati come ambientali, di genere, digitali, di reddito, sociali nella sua accezione di contemporaneità. Europa come spazio in cui chi forza la legalità formale per conquistare diritti e libertà, ovvero è ribelle, certo rischia di essere accusato di aver compiuto dei “reati” per le leggi esistenti ma deve vedersi riconosciuta l’applicazione della attenuante per “alto valore sociale” di quel che fa. Occupare una casa, resistere a uno sgombero, agire per difendere l’ecosistema, essere complici con chi migra, invece adesso in tutta Europa viene sanzionato con pene sempre più alte.

Non ci stiamo. L’Europa che vogliamo, difficile da costruire se non andando in profondità e controcorrente, è quella che non riempie le aule di tribunale con reati appesantiti da aggravanti e fumosi reati associativi inventati con i classici cliché del “terrorismo”, grande melassa che tutto rende possibile. L’Europa del nostro matriottismo è quella delle libertà, delle passioni forti per nuove conquiste.

Certo non è facile perché tornando a fissare l’immagine dal satellite lo sguardo si fa confuso. Ma proprio perché tutto è in gioco e tutto è da conquistare, buttare il cuore oltre l’ostacolo funziona meglio che non camminare a piccoli passi nelle paludi della consuetudine.

Per cui, libertà per Ilaria, per chi occupa, per chi conquista spazi, per chi pratica il climattivismo urbano, per chi sfida le tecnologie, nella nostra Europa.

di seguito un commento dell’avvocata Aurora d’Agostino – Copresidente Giuristi Democratici

Per saperne di più, segnaliamo il comunicato dei Giuristi Democratici