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Operation Solidarity: come si organizza l’autodifesa in Ucraina?

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Questa intervista nasce dall’incontro avvenuto a Leopoli tra diversə attivistə dei Municipi Sociali di Bologna con compagnə che stanno organizzando l’autodifesa dall’invasione russa in Ucraina. Abbiamo intervistato Denis per farci raccontare cos’é e cosa fa Operation Solidarity.

M0: Che tipo di organizzazione è Operation Solidarity? Cosa fa?

D: Operation Solidarity è una rete di attivisti che stanno fornendo aiuto agli anti-autoritari di sinistra che hanno imbracciato le armi per combattere l’aggressione imperialista russa in Ucraina. Raccogliamo donazioni, compriamo varie attrezzature tattiche, come giubbotti antiproiettile, kit medici e droni per la ricognizione e organizziamo il loro trasporto a quelle unità in cui gli attivisti combattono. Questi attivisti si sono uniti alle Forze di Difesa Territoriale, che sono unità di volontari con il compito di difendere le loro città e di condurre una guerriglia contro i convogli russi qualora dovessero finire nelle retrovie russe. Mentre alcuni degli attivisti si sono uniti alla stessa unità per combattere insieme, altri sono andati in forze ad altre unità, a seconda del luogo in cui vivono. Operation Solidarity fornisce inoltre aiuti umanitari alle persone colpite dalla guerra.

M0: Cosa ne pensi della guerra? Cosa ne dici dei gruppi di autodifesa e della resistenza civile che sta prendendo forma in Ucraina? Cosa fanno?

D: La guerra è una chiara aggressione imperialista da parte del governo russo nei confronti dell’Ucraina. Per anni, i canali televisivi di stato russi hanno diffuso disinformazione quasi al punto di incitare all’odio contro gli ucraini, sia dentro che fuori dai confini, per preparare l’opinione pubblica alla futura invasione. Da quello che abbiamo visto rispetto alle tattiche russe e dei loro media di stato, è probabile che volessero rovesciare il governo ucraino e installarne uno fantoccio al suo posto, e nel frattempo incarcerare o addirittura uccidere tutti gli attivisti considerati come potenziali organizzatori di resistenza. Il paese sarebbe probabilmente stato diviso in più parti, alcuni dei territori annessi, e il governo fantoccio avrebbe installato uno stato di polizia simile a quelli che vediamo in Russia e Bielorussia.

Dopo il massacro di Bucha, non c’è dubbio tra gli ucraini che l’occupazione si tradurrà in una vita infernale per i decenni a venire. La maggior parte delle persone in Ucraina lo ha capito, e per questo stanno partecipando a una campagna di resistenza armata e civile senza precedenti. Le persone monitorano l’attività delle truppe russe e inviano informazioni all’esercito, bruciano equipaggiamento militare avversario con le molotov, sparano contro e avvelenano i soldati russi, organizzano proteste anti-occupazione, sabotano le infrastrutture utilizzate dall’esercito russo.

Coloro che si sono uniti alle forze di difesa territoriale sono riusciti a respingere con successo le unità dell’esercito regolare russo in alcune città con nessun o poco aiuto da parte dell’esercito regolare ucraino, e sono divenuti partigiani in quelle aree, che sono state invase dall’iniziale avanzata russa.

Le Forze di Difesa Territoriale sono sotto il comando operativo dell’esercito ucraino, hanno una struttura simile all’esercito e possono essere usate come forze ausiliarie dai comandanti dell’esercito. Tuttavia, il loro spirito di volontariato, la mission annunciata di difesa della regione d’origine e l’ attività di guerriglia hanno fatto emergere una forma di resistenza con cui gli attivisti anti-autoritari potevano relazionarsi, quindi in molti hanno preso la decisione di partecipare alla resistenza.

M0: Cosa ne dici di Azov e altre unità neonaziste di autodifesa che stanno combattendo sul fronte ucraino? Come vi relazionate con loro come rete di solidarietà antifascista?

D: Azov è un reggimento della Guardia Nazionale dell’Ucraina. Erano circa 1000 uomini (su un totale di 50.000 uomini nella Guardia Nazionale e più di 300.000 nell’esercito regolare e nella difesa territoriale). Per ora loro sono bloccati dall’esercito russo nella città di Mariupol assieme a poche altre unità dell’esercito ucraino, e non è chiaro se sopravviveranno. C’è anche una squadra di ex membri di Azov che si trovano in altre regioni dell’Ucraina, riunite nell’esercito, così come altri di estrema destra, che hanno preso le armi. Anche se il fatto che ci siano diverse migliaia di uomini di estrema destra con le armi è certamente un problema, la maggior parte degli armati sono persone con convinzioni generalmente democratiche e il livello del sostegno all’estrema destra è piuttosto basso – il loro blocco di partiti ha ricevuto solo il 2% dei voti alle elezioni del 2019. È probabile che si verifichi un aumento delle simpatie nazionalistiche in Ucraina a causa della guerra, ma nel complesso la maggioranza della popolazione è sostenitrice dei diritti garantiti nei paesi democratici.

M0: Come possiamo sostenervi, noi e gli altri europei?

D: Raccogliendo donazioni, che andranno ad aumentare ulteriormente l’equipaggiamento tattico a disposizione dei combattenti anti-autoritari, così come per gli aiuti umanitari per le persone colpite da guerra e occupazione. Apprezziamo molto l’aiuto che potete fornire ai rifugiati che si trovano ora in Unione Europea. Si può andare su https://www.nowar.help/en/ per trovare una particolare modalità di sostegno.

M0: In Italia, molti gruppi di sinistra radicale che concordano sul presupposto che la Russia abbia invaso l’Ucraina, sostengono un posizionamento politico che può essere riassunto nello slogan ” Né con Putin, né con NATO”. Come antifascisti ucraini, cosa ne pensate di questa affermazione?

D: Le persone provenienti dall’Europa occidentale (in particolare da quei paesi che erano nella NATO durante la Guerra Fredda) criticavano giustamente la NATO per i suoi interventi imperialisti in vari paesi. Tuttavia, in Europa orientale, non è così semplice, e voglio fare alcuni esempi. Le popolazioni dei Paesi dell’Europa occidentale si godono la vita senza grosse dispute territoriali, mentre l’Est ne è pieno. Per esempio, qualche tempo fa ho fatto visita ai miei parenti in Bulgaria e ho scoperto che sono nazionalisti bulgari. Essi consideravano la Macedonia del Nord come una parte della Bulgaria e i macedoni come bulgari che dovrebbero essere riconquistati dall’esercito bulgaro, che deve perciò essere rinforzato. Dopo aver sentito queste parole da parte loro non posso incolpare i macedoni per cercare qualunque tipo di protezione possano ottenere dal loro vicino più potente. Stessa cosa vale per altri paesi, come possiamo vedere da un ulteriore aumento del nazionalismo serbo in Bosnia, che potrebbe potenzialmente tradursi in un’altra guerra serbo-bosniaca, o per gli Stati Baltici, dove la gente ha veramente paura di una possibile invasione russa, e altri. Quindi l ‘”espansione della NATO” ha una portata diversa nell’Europa orientale: spesso è vista come un modo per porre fine a vecchie dispute territoriali, e non tanto come una manipolazione ad opera delle Potenze occidentali per far rispettare il loro dominio. E la comunità internazionale di sinistra deve prendere in considerazione questo fatto nell’analisi della situazione, se vuole fornire soluzioni per mantenere l’Europa orientale al sicuro. Per quanto riguarda lo slogan stesso, non riesco a capire come possa aiutare in questo particolare frangente. Per quanto ne so, quando i paesi della NATO fornivano armi ai combattenti curdi contro l’ISIS e li aiutavano con gli attacchi aerei, nessuno ha usato uno slogan ‘né ISIS né NATO’. Nonostante le sanzioni contro la Russia annunciate nel 2014, con lo scopo di diminuire la sua produzione militare, l’Occidente ha continuato a vendere pezzi per attrezzature militari del valore di centinaia di milioni di euro all’esercito russo. Nel frattempo gli aiuti che hanno inviato all’Ucraina erano per lo più simbolici. I combustibili fossili russi erano molto più preziosi per l’Occidente rispetto ai “principi democratici” proclamati dai Paesi occidentali. Ora vediamo come quelle politiche hanno portato a una guerra su vasta scala, e gli ultimatum russi e i crimini di guerra nei territori occupati non danno altra scelta che resistere. Quindi chiediamo almeno di non bloccare eventuali spedizioni di armi in Ucraina, siccome, a quanto pare, non c’è altro modo per fermare Putin che dimostrare che le sue ambizioni imperiali si tradurranno nella distruzione del suo esercito.