Riportiamo il comunicato della Rete nazionale No DdL Sicurezza “A Pieno regime”, rispetto alla possibile votazione imminente del DdL Sicurezza.
Ci sono giornate sottoposte a osservazione speciale da parte della Storia. E questa primavera ne promette una di quelle clamorose, di quelle che chiamano in causa le parole importanti come “svolta autoritaria”.
Crediamo sia doveroso usare termini forti perché, con l’approvazione definitiva del cosiddetto DDL Sicurezza, questa primavera rappresenta proprio uno di quei momenti in cui la grande Storia segna un cambiamento di scenario, con implicazioni politiche, sociali e istituzionali determinanti. Uno spartiacque tecnico-giuridico, interno e coerente con quello politico costituito dalla presa del potere istituzionale da parte dell’estrema destra in una Repubblica antifascista.
Anche in Italia, come altrove nel mondo, è in atto una “svolta autoritaria”: siamo quindi su un crinale pericoloso per la libertà di dissenso e per le libertà civili. Questo, però, ci chiama a fare un passo oltre: non la fine dell’agibilità di movimento, ma la sua trasformazione radicale. Qualcosa di più complesso e rischioso, certo, ma anche di più urgente e carico di possibilità se affrontato con lucidità e coraggio.
Noi, come Rete Nazionale No DDL Sicurezza – A pieno regime, ci siamo battuti e continueremo a batterci per impedire che, in questo tornante storico, la civiltà non si faccia trovare impreparata, che la democrazia del conflitto e della partecipazione sia pronta a respingere l’offesa a uno degli elementi, tra i fondamentali, della sostanza costituzionale: lo stato di diritto.
Perché il DDL Sicurezza costituisce esattamente il punto di svolta necessario a quelle élite politiche ed economiche che premono sull’Europa e sull’Italia per chiudere il cerchio della normalizzazione di un modello sociale completamente assoggettato ai nuovi dettami del capitalismo tech che si serve, per agire senza limitazioni, dell’alleanza con le forze di destra e illiberali.
La prossima settimana termineranno i lavori della Commissione e, in tempi brevi, daranno mandato al relatore di far approdare il provvedimento in Aula per la sua approvazione definitiva.
E allora il giorno in cui il provvedimento arriverà in discussione in Senato la società civile, le forze sindacali, studentesche, politiche, i movimenti sociali dovranno mettere in campo una mobilitazione all’altezza della sfida che viene posta alla democrazia.
Fuori, nelle piazze, e dentro, nelle aule del Parlamento, la disobbedienza e l’insubordinazione alle regole della normalizzazione dovranno essere il linguaggio comune di chi vuole respingere l’attacco autoritario.
Numerose assemblee nazionali e locali, una manifestazione di 100 mila persone lo scorso 14 dicembre ci hanno consegnato questo mandato: mobilitarci in massa a Roma il giorno dell’approvazione, confliggere, costruire in piazza la possibilità esistenziale per le lotte a venire.
Ci troveranno pronti e pronte.