Questo è il diario del ritorno in Ucraina a quattro mesi di distanza dalla prima Agenda pubblicata su municipiozero.it .
Come ogni viaggio, ha un inizio e una fine ma non sappiamo quello che succederà nel mezzo.
Nella delegazione con noi c’è anche Davide Grasso. Sarà bello vivere insieme questo viaggio con i sentimenti contrastanti che ci accompagnano -per lui è la prima volta qui dopo l’invasione russa- ma soprattutto con la voglia di discutere di politica che ci portiamo dietro.
Scriviamo queste righe dopo due giorni di permanenza a L’viv, la nostra prima tappa. Ci siamo arrivat* dopo 26 ore, di cui 6 al confine polacco – ucraino.
Perché siamo qui?
Dopo lo scoppio del conflitto è stato fondamentale venire per conoscere i soggetti sul campo, non applicare le nostre idee preconcette, finendo per riprodurre quella visione coloniale che gli stessi ucraini giustamente ci rimproveravano: dire noi cosa dovrebbero fare loro.
All’inizio della guerra ci hanno detto che questo vizio europeo doveva essere interrotto e che se nessuna forza politica o statale era intenzionata a farlo, almeno lo avrebbero potuto fare le realtà dal basso, la cosiddetta “sinistra”, i movimenti sociali. (link al manifesto per il diritto di resistere scritto dalle soggettività femministe ucraine).
Così abbiamo provato ad ascoltare e ci siamo mess* in viaggio.
Testimoniare la solidarietà con la resistenza ucraina è stato il nostro piccolo gesto di rottura all’interno di un dibattito italiano statico e poco politico. Ma mentre in Italia ancora si continua a parlare qui la guerra non è finita e, inevitabilmente, incide ancora sull’agire politico globale oltre che, primariamente, sull’agire politico delle realtà ucraine.
Chi vive il conflitto ci dice che il colonialismo è almeno doppio. Occidentale e russo. Nessuna delle realtà con cui parliamo sottovaluta i problemi della dipendenza dal dollaro. E non ne discutiamo segretamente ma all’aperto, in parchi pubblici. Dopo il covid, la guerra in Ucraina ha messo in luce lo scontro per l’egemonia politica e dei mercati tra tutti i nuovi e vecchi poteri (il cosiddetto mondo multipolare). Ci dicono che la stessa guerra in Ucraina ha alla base qualcosa di più di uno scontro etnico o territoriale. Ci dicono che con la guerra sono state introdotte leggi sullo “stile europeo” che attaccano i salari e i diritti dei lavoratori, che con le bombe russe che cadono sulle proprie teste si vive la violenza del potere di un grande impero e tutti i mezzi che utilizza per affermarsi nella nuova era. L’Ucraina, da “terra di confine” è passata nel giro di poche ore ad essere al centro del mondo, ed è per questo che forse dall’Ucraina si scorgono cose che succedono anche da altre parti e che dall’Italia non riusciamo o non vogliamo vedere. Lo scontro riguarda più attori, i bi-polarismi del passato non esistono più, e la battaglia che combattono le realtà che stiamo incontrando è anche nostra.
Scriviamo questa prima pagina di diario nel treno-notte per Kyiv. Esperienza già vissuta, treno lunghissimo attraverso la pianura. Si va ad est, la guerra è un po’ più vicina. Questo sicuramente ci tiene maggiormente svegli*. Cosi si approfitta per ripercorrere le discussioni che a breve pubblicheremo.
Perché siamo qui?
È proprio il treno delle 23.10 a suggerirci la risposta. Ultima chiamata per Kyiv. Nell’ultimo anno e mezzo non ha mai smesso di chiamare.
Chi come noi vuole fare politica in Europa deve stare anche qui.