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Ritorno in Ucraina – 3

Il secondo giorno a Kyiv è lungo. Abbiamo organizzato un incontro con Priama Dia (“Direct Action”, sindacato studentesco universitario), Fem Solution e Feminist Lodge. Julia di Fem Solution l’abbiamo già conosciuta (link). Lei non parla inglese e bisogna dire che la traduzione le sta molto stretta, non trasmette tutta la sua energia, la ricerca costante di parole non binarie e tutto l’odio che nutre verso Putin e i russi invasori. Tutti gli altri ospiti li conosciamo per la prima volta. La voglia di discutere è tanta. Avevamo preparato le nostre domande ma l’incontro di tre ore si esaurisce nel solo giro di presentazioni. Ad ogni presentazione è nata una discussione seria e politicamente orientata. Era chiara la curiosità di ogni gruppo a costruire intersezionalità di pensiero e di pratiche. La parola intersezionalità è uscita varie volte, ma stupisce come anche nel metodo della discussione abbiano cercato di praticarla. Non c’è compassione caritatevole quando si ascoltano le difficoltà degli altri, i drammi e i lutti che hanno vissuto, la violenza subita. C’è solo tanta curiosità e rispetto. Traspare l’idea che la resistenza alla violenza dell’invasione russa sia quel terreno comune da cui riscattare tutta la violenza e da cui costruire un progetto futuro.  

Nastia di Feminist lodge racconta la notte in cui Putin fa il discorso per dare il via all’attacco a Kyiv e all’Ucraina. Stava facendo un gioco da tavola. In una notte interminabile ha riflettuto a lungo sulla sua vita. Ha capito che non sarebbe stata più la stessa. Dopo due settimane si è unita ai gruppi volontari per sostenere la resistenza. Solo quando, nell’estate del 2022 Kyiv si è ripopolata, è iniziato il lavoro politico, collegando ciò che faceva nell’immediato (principalmente supporto a donne) ad una strategia di medio periodo. “The first issue is to survive”. Tutti gli avanzamenti che abbiamo osservato in questo anno e mezzo si sviluppano intorno a questo punto. Resistere per esistere, si direbbe in Italia. Chiude il suo turno di parola dicendo “that is how we do it!”. Poche storie, è tempo di agire. 

In cerchio insieme a noi ci sono Andrei, 17 anni, e Alex 19. Inizialmente pensavamo che la loro giovane età gli creasse dell’imbarazzo nell’intervenire per Direct Action, invece stavano semplicemente aspettando il loro turno. Loro infatti si sono aggiunti alla conversazione in quanto “antifascists street fighters”. In Kyiv sono 50/60 persone tra i 15 e i 25 anni, si allenano in una palestra e il loro obbiettivo è chiaro. Oltre a combattere in strada, supportano gli altri gruppi ed è proprio di questo che parliamo nel nuovo giro di interventi. Auto-difesa, ruolo della polizia, contrasto ai gruppi neo-nazisti.  Mentre parliamo il tavolo è ormai imbandito con oggetti del merch. In questa situazione anche lo scambio di opuscoli creati da ogni realtà o di piccoli oggetti o spillette è qualcosa di più di mera promozione. Ci sentiamo parte della loro conversazione e ne facciamo tesoro per rafforzare le relazioni e pensare l’azione al nostro ritorno in Italia, nello spazio politico europeo.

Alla riunione ha partecipato anche Ania, una compagna più grande, “padrona di casa” dello spazio in cui siamo ospiti. A margine della discussione condivide con noi la preoccupazione che le nuove generazioni di femministe e gruppi militanti stiano assumendo una narrazione sempre più liberal e omologata alle posizioni dell’UE, nel tentativo di definirsi in opposizione alla Russia e all’eredità sovietica. Al contrario dellə giovani attivistə, Ania è  meno ottimista che alla fine della guerra si possano aprire ampi spazi di manovra per la sinistra radicale marxista del paese. Bisogna, quindi, studiare gli effetti alla base delle politiche economiche, è lì che si gioca la vera partita che spesso i giovani si rifiutano di vedere. Ania invita a rendere più complessa l’analisi in modo da essere maggiormente prontə nel momento in cui il paese avvierà una fase di ulteriore liberalizzazione, in concomitanza con la ricostruzione. Parallelamente a ciò, Ania crede sia fondamentale rafforzare la presenza delle forze di sinistra in Ucraina: innanzitutto con il consolidamento delle relazioni tra i gruppi della sinistra radicale internazionale, incoraggiando discussioni e scambi come quelli di oggi; e poi, con una maggiore autonomia del potere municipale, creando connessioni tra entità locali. Questo, a suo parere, è il modo per uscire dall’isolamento e unire le nostre forze per tornare ad essere una proposta politica valida e credibile.

In ogni caso, lei concorda che tutto questo può avvenire solamente con una vittoria di qualche tipo dell’Ucraina e la sconfitta della politica violenta che rappresenta il regime imperialista di Putin.