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Voci dal campo – Valeriy

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Valeriy è un game designer e attivista di Social movement. Con lui abbiamo parlato del passato sovietico con il quale un’organizzazione socialista come la sua si confronta. Cercando di approfondire quelle che per lui sono le linee di continuità e di rottura del progetto sovietico nella società attuale emerge una interessante prospettiva che potremmo definire orientata alla cibernetica. Valeriy ci parla di una  sperimentazione avviata negli anni 70 per l’automazione della produzione e dell’economia. Progetto poi drasticamente interrotto ma di cui in fondo alleghiamo i link e gli approfondimenti suggeritici.

VALERIY: Fondamentalmente, credo che si possa usare il concetto di capitalismo di stato per spiegare cosa fosse l’URSS. Se guardiamo alle grandi imprese, alle grandi aziende di oggi, usano meccanismi di pianificazione per prevedere i cambiamenti nell’economia e per distribuire i loro redditi e le loro spese. Di solito hanno una classe privilegiata di lavoratori che godono di condizioni molto confortevoli, che sono socialmente elevati, ma sono comunque lavoratori. Forse è un’enorme semplificazione, ma credo che l’URSS sia stata un’enorme azienda di stato che ha attuato alcune politiche socialiste, consolidando una sorta di classe fedele all’interno della classe operaia. Sul mercato globale, invece, operava come una grande corporazione. Hanno esportato soprattutto petrolio e risorse naturali in cambio di prodotti tecnologicamente più avanzati, soprattutto nel primo periodo della storia sovietica. In questi termini, vedo il progetto sovietico come un esperimento radicale, che alla fine ha trovato il suo ruolo nel sistema capitalistico globale. Qualcosa che si potrebbe dire anche oggi della Cina.

Ciò non nega che ci siano stati dei progressi molto importanti in URSS e che la rivoluzione che ha portato alla nascita dell’Unione Sovietica sia stata molto radicale e influente. Il nostro compito, per come la vedo io, è quello di scavare nel passato e scoprire cosa ha e cosa non ha funzionato, come ha funzionato, quali erano le diverse possibilità e i diversi progetti all’interno di questo sistema. Per esempio, non molti sanno che negli anni ’70 c’è stato un progetto di automazione dell’economia sviluppato da un economista cibernetico russo. L’idea era quella di creare un programma, un computer che gestisse l’economia pianificata. La gestione automatizzata avrebbe eliminato il fattore umano, rendendo il sistema più affidabile. Tuttavia questo sistema non è stato mai implementato perché ha incontrato una certa resistenza da parte della burocrazia sovietica che non voleva abbandonare il potere e affidarlo a una sorta di meccanismo tecnologico. 

Questo progetto ha diversi paralleli con il funzionamento dei sistemi finanziari globali contemporanei. La differenza radicale, tuttavia, è che quello di allora era un sistema progettato per funzionare in un mondo socialista con mezzi socialisti. Oggi, le tecnologie utilizzate nel mercato finanziario sono sviluppate per servire il capitale privato, il che è diverso in termini di intenzione, di progettazione. Questa è la differenza principale. 

Per me questo è un chiaro esempio di ciò che si può trovare nella storia sovietica se non la si prende per il suo valore nominale, se non prendiamo in considerazione il modo in cui si è presentata e ha creato una propria narrazione di sé, ma solo le proposte radicali, innovative e progressiste che è stata in grado di sviluppare e non sempre di implementare.  

Il progetto del National Automated System for Computation and Information Processing (OGAS https://en.wikipedia.org/wiki/OGAS) è stato sviluppato da Victor Glushkov (https://en.wikipedia.org/wiki/Victor_Glushkov). Lavorava a Kyiv presso l’Accademia di Scienze dell’Ucraina.