In copertina, il picchetto antisfratto del 9 settembre in difesa di Helena.
Veniamo dall’assemblea europea di giovedì 16 ottobre a Bruxelles al Parlamento europeo, organizzata dal gruppo The Left, alla quale quale erano presenti tantissime realtà provenienti dall’Italia, dalla Spagna, dalla Francia, dal Belgio, dal Portogallo, dall’est Europa, che nei loro territori danno vita a lotte per difendere le persone dagli sfratti, per denunciare le condizioni insalubri di vita in case fatiscenti, per opporsi alla speculazione di grandi gruppi immobiliari o ai processi di turistificazione.

A Bruxelles, con tutte queste realtà abbiamo espresso una forza importante che dai territori grida che in Europa serve cambiare il passo. La commissione europea per la casa presenterà il suo piano a dicembre, e pur non essendo un organo legislativo ma solo di indirizzo, molto dirà di quali sono i rapporti di forza: dalla parte dei costruttori e degli investitori internazionali, oppure dalla parte di chi fa sempre più fatica a sostenere il crescente costo della vita?
Per cambiare i rapporti di forza, la scommessa per noi non è ridurre a uno, bensì confederare le lotte nelle città europee perché in ogni territorio si aumenti la propria forza e al contempo aumenti la forza di tutte nel contrastare fenomeni su cui, invece, il senso di rassegnazione è alto. Ogni realtà intervenuta a Bruxelles ha riportato almeno una piccola soddisfazione ottenuta grazie al lavoro sociale e politico fatto, portando piccole dimostrazioni che la lotta paga e che non è impossibile fronteggiare i colossi immobiliari o l’arroganza dei proprietari.
È in quest’ottica che guardiamo con grande interesse alle reti europee esistenti per il diritto alla casa e ai prossimi appuntamenti in programma, perché capaci di tessere relazioni durature nel tempo e in grado di affermare che esistono alternative alla speculazione immobiliare.
È in quest’ottica che guardiamo anche alla nostra Bologna, che soffre una grande fame di spazi: siamo alla soglia dei 4mila annunci di affitti brevi su AirBnb (dati da Inside AirBnb); pullulano studentati di lusso e palazzoni privati costruiti sempre dai soliti; la media di una stanza singola è cresciuta del 73% in 4 anni arrivando a 632 euro al mese, secondo i dati pubblicati dal Sole24Ore.

E allora, che fare? Sono processi irrefrenabili?
Lo sviluppo turistico della città di Bologna sta determinando da anni un processo di espulsione dalla cintura metropolitana di chi non può permettersi l’attuale costo della vita schizzato alle stelle. E mentre la maggioranza di governo litiga sull’aliquota per gli affitti brevi, i property managers discutono di quali sono le nuove frontiere per la speculazione immobiliare.
C’è un grande bisogno di pratiche politiche innovative, che siano in grado di formare una barricata ai processi di gentrificazione e turistificazione delle città. In questo senso, gli sforzi fatti da alcune amministrazioni locali (come il Piano per l’Abitare di Bologna) vanno sicuramente nella giusta direzione. La politica municipalista deve però fare anche i conti con i rapporti di forza, che mostrano qui e ora una dirompenza di questi processi speculativi a scapito del diritto all’abitare di migliaia di persone il fatto che nella stessa Bologna i servizi sociali abbiano la direttiva di non prendere più in carico casi di nuclei che rischiano lo sfratto ma solo coloro che sono già stati sfrattati è un nodo politico rilevante. A saltare è il ruolo di mediazione del welfare municipale e dei corpi sociali intermedi, e la questione diventa esclusivamente tema di ordine pubblico, come abbiamo visto ieri in via Michelino. Così speculazione immobiliare e rendita avanzano, mentre a carico della collettività rimane solamente la gestione degli oneri sociali della crescente marginalizzazione e impoverimento, spesso gestiti solo in termini di “accompagnamento” all’espulsione dalla città.
Senza una presa in carico maggiore dello scontro che è in atto nelle città tra il livello locale e il livello centrale di Governo (a Roma dove i fascisti siedono sui banchi del governo), gli sfratti e le speculazioni continueranno. Non è certamente un caso che nel pacchetto di norme del Decreto Sicurezza varato con un golpe burocratico a maggio 2025 si introduce il nuovo reato di occupazione (fino a 7 anni di reclusione) e si facilitano gli sgomberi e gli sfratti manu militari, ma ricordiamo anche che una delle prime cose che il governo Meloni ha fatto dopo il suo insediamento è stata la cancellazione del Fondo morosità incolpevole e del Fondo per il contributo affitti.
L’autoritarismo del governo Meloni si traduce dunque in una guerra ai poveri, dove si colpisce chi lotta per migliorare le condizioni di vita proprie e altrui. Per questo non bisogna chinare la testa, ma costruire una forza sociale e politica che, dalle città, sia in grado di affermare i propri diritti, primo tra tutti il diritto all’abitare.
Per questi motivi, chiamiamo tutta la città di Bologna e anche la politica cittadina a difendere insieme a noi Helena dallo sfratto e a evitare che si verifichi una situazione per cui ancora una volta la polizia si sostituisce alla gestione politica del problema.
Helena è una delle tante persone schiacciate dalle dinamiche di speculazione e di arroganza dei proprietari immobiliari, lavoratrice delle pulizie in edifici pubblici e anche comunali, una lavoratrice alla base dello sviluppo dell’economia della nostra città ma che per l’arroganza della proprietà dell’appartamento in cui vive dal 2009 rischia di esserne espulsa. Helena è sotto sfratto per morosità incolpevole, a causa dei mancati pagamenti di un precedente coinquilino mentre lei ha sempre pagato la sua quota di affitto, e il suo contratto di locazione è in scadenza ad aprile 2026. Insieme allo sportello per il diritto all’abitare di ADL COBAS, ha presentato alla proprietà un piano di rientro dal debito entro la fine del contratto, ma la proposta è stata rifiutata dalla proprietà. Perché tanta fretta di liberare l’appartamento? Evidentemente, fare AirBnb è più appetibile per tutti i proprietari immobiliari …
Di fronte ad una persona che fatica ogni giorno per pulire Palazzo d’Accursio o le sedi di quartiere, il Comune di Bologna dovrebbe prendere posizione. Non è accettabile che le direttive che arrivano ai servizi sociali territoriali siano ogni volta sempre più restringenti, fino a dire “non ci sarà nessuna presa in carico fino all’esecuzione dello sfratto e forse neppure dopo..”; questa la risposta che ci è stata data dai referenti del Quartiere Navile e non possiamo accettarlo da nessuna parte, men che meno a Bologna.
Di fronte a questo scenario è necessario un avanzamento per ibridare politiche amministrative e pratiche concrete per il diritto all’abitare. Martedì 28 in via Niccolò dall’Arca lo sfratto di Helena non deve essere eseguito, per lei ma anche per dimostrare che è possibile opporsi in maniera concreta all’ennesima ingiustizia e bloccare la spirale di violenza della rendita immobiliare nella nostra città. Per farlo è necessario che una forza sociale e politica ampia sia in prima linea, una forza fatta di attivisti, sindacalisti e solidali ma anche delle forze neo-municipaliste. Ognuno faccia il proprio pezzo, ma se quello che abbiamo visto ieri è il livello della violenza adottata per difendere la proprietà privata, per difendere Bologna la resistenza è necessaria e deve essere composita affinché le politiche messe in campo negli ultimi anni non rimangano nei fatti inconcludenti.
Certo è complesso e sappiamo bene che non tutta la responsabilità sta a Bologna, ma bisogna trovare soluzioni condivise e provare insieme a mettere un freno a questo processo di espulsione che mostra il suo lato violento e brutale, funzionale solamente alla rendita e alla speculazione immobiliare dilagante.
Difendiamo Helena dallo sfratto, difendiamo Bologna dalla speculazione!
Appuntamento per martedì 28 ottobre alle ore 7 in via Niccolò dall’Arca 54.

