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Nostro il corpo, nostre le regole

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“Ho abortito ed è stato un atto d’amore, non ho sofferto: mi sono sentita libera.” 

Siamo stufə della narrazione tragica che viene fatta sull’aborto e arrabbiatə che a soggetti come Adinolfi venga dato uno spazio nella nostra città, che si dichiara progressista e femminista, per presentare un libro violento contro la libera scelta, in cui ci detta le sue regole per essere felici, come è successo venerdì 10 novembre sera. Un libro che mette in pericolo la nostra salute, le nostre vite, la nostra autodeterminazione. Per questo abbiamo manifestato il nostro dissenso come successo anche in tutte le altre città nelle quali ha presentato il libro, e continueremo a farlo tutte le volte che sarà necessario. La risposta delle forze dell’ordine è stata quella di bloccare le strade con decine di celerini in antisommossa, gli unici a voler regalare ad Adinolfi lo spazio per la presentazione.                

Sono state manganellate studentesse che erano lì per gridare cori di libertà. Tutta via Santo Stefano è stata bloccata da camionette per colpa di una persona a cui non sta di certo a cuore il benessere collettivo. 

Non accetteremo nessuna regola dettata dai pro-vita. Non faremo un passo indietro di fronte a chi continua a rendere l’accesso all’aborto un percorso a ostacoli. A causa di soggetti politici come Adinolfi, del governo attualmente in carica e dei governi che l’hanno preceduto ancora oggi l’accesso ad un aborto libero, sicuro e gratuito non è garantito. Il primo fra tutti gli ostacoli è l’obiezione di coscienza. Ci sono regioni come le Marche, dove la destra di Fratelli D’Italia governa da tempo, in cui ad oggi è praticamente impossibile abortire. All’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza i ginecologi sono tutti obiettori di coscienza. Il 64,6 per cento dei ginecologi italiani era obiettore di coscienza nel 2020, mentre erano obiettori il 44,6 per cento degli anestesisti e il 36,2 per cento del personale non medico. In Italia sarebbero 72 gli ospedali che hanno tra l’80 e il 100 per cento di obiettori di coscienza tra il personale sanitario; ventidue gli ospedali e quattro i consultori con il 100 per cento di obiettori tra tutto il personale sanitario. I dati relativi a questa condizione sono probabilmente sottostimati, a causa dello stigma associato all’interruzione di gravidanza.        

Politiche come quella portata avanti da Adinolfi mirano a colpevolizzare e stigmatizzare la pratica dell’aborto nascondendosi dietro a una morale cristiana che finge interesse nei confronti dei feti. L’unico vero interesse è quello di controllare i nostri corpi, di conseguenza la nostra vita. Questo non ha risvolti solo sulle persone a cui viene negato il diritto fondamentale di poter decidere cosa fare del proprio corpo, ma anche sul poco personale sanitario non obiettore, su cui si accumula una mole di lavoro eccessiva data dal prendersi carico di tutti i percorsi di interruzione volontaria di gravidanza. Vogliamo anche ricordare il pericoloso nepotismo esistente nel mondo dei primariati italiani, per il quale le figure al vertice della gerarchia ospedaliera provengono da lobby politiche formalmente cattoliche che assecondano, o meglio garantiscono, una maggioranza di anti abortisti all’interno della sanità pubblica, anche tramite il finanziamento dei movimenti anti-scelta dentro di essa. In un momento dove la crisi sanitaria in atto chiederebbe di investire altrove soldi pubblici, queste sono le scelte che il nostro governo sta compiendo. Per questo non possiamo accettare che ci sia spazio per presentazioni di questo tipo.                      

Sappiamo bene che tutto ciò ha un unico denominatore comune: il sistema patriarcale in cui siamo inserite!

Vogliamo abortire come desideriamo! L’aborto farmacologico è tutt’ora tristemente ostacolato. La stigmatizzazione non c’è solo nei confronti della persona gestante che lo richiede, ma anche nei confronti della pillola abortiva, ritenuta ancora oggi, in maniera del tutto illogica, pericolosa! Nonostante risalga a 20 anni fa l’autorizzazione al suo utilizzo da parte dell’OMS! Nel contesto di un’europa che guarda all’avanzamento tecnologico, con un PNRR che prevede e stanzia fondi per l’applicazione della telemedicina, non siamo ancora in grado di garantire la praticabilità extraospedaliera dell’aborto farmacologico. Basti pensare che in Italia nel 2020 solo il 30% di tutti gli aborti praticati è stato di tipo farmacologico. Questo accade non perchè non esistano dati scientifici che supportino la totale sicurezza della RU486 o della sua somministrazione al di fuori di un ospedale o di un ricovero, ma perchè subiamo l’influenza del retaggio cattolico e delle politiche conservatrici della ministra Roccella e delle destre. 

Le disuguaglianze nell’accesso alle cure riflettono ed amplificano le disuguaglianze sociali e di genere, ed è per questo che lottare per la loro abolizione significa anche lottare per i diritti umani. Non vogliamo più sentirci un mero strumento per la procreazione, né credere che l’unico modello sia quello della famiglia tradizionale. È inaccettabile che una persona migrante con necessità di accesso alle cure sia costretta a subire più di una violenza nel tentativo di accedere ad una pratica abortiva. 

Vogliamo che l’educazione sessuale e di genere diventi parte integrante dei percorsi formativi del personale socio-sanitario, perché l’informazione diventi uno strumento accessibile di riappropriazione dei corpi e perchè si inverta una volta per tutte la narrazione tragica sull’aborto a cui siamo sottoposte.                                      

Vogliamo un approccio di genere alla medicina basato sulla cura e sul consenso. Pretendiamo che l’Italia applichi le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità e ci poniamo in modo critico nei confronti della legge 194 che non è nata per garantire il diritto all’autodeterminazione e che va modificata affinché tuteli la nostra salute e affinché impedisca al personale sanitario nel SSN di praticare l’obiezione di coscienza. 

Non accetteremo nessun ricatto morale nè senso di colpa per una scelta che ha conseguenze solo e unicamente su noi stessə. Il corpo è nostro e decidiamo noi. Per ogni volta che un Adinolfi qualsiasi proverà a dirci di non abortire, noi abortiremo e vogliamo farlo in modo sicuro, libero e gratuito, senza stigma né colpa. 

Adinolfi pensa a farti proteggere dal tuo Dio, che noi ci proteggiamo da solə. 

Qui una guida pratica all’aborto libero e informato, lavoro preziosissimo del network italiano pro-scelta, che abbiamo piacere a diffondere.