Tra climate change, diritti umani, e sottosistemi mancanti
In Egitto, paese noto per le violazioni dei diritti umani, si svolge la Cop .
Noi non siamo coplogi ovvero esperti delle intricate trattative, contorte tra sherpa ed esperti. Certo è che un vertice/vetrina globale in cui mancano alcuni “pesanti” sottosistemi dell’algoritmo finanziario come Cina ed India ci dice già che le Cop mostrano il loro declino, così come tante altre istituzioni internazionali che hanno goduto di grande splendore nel tempo della prima globalizzazione, quello a trazione americana.
Esprimiamoci meglio: nel momento in cui i sottosistemi sgomitano per ricavarsi un posto d’onore nell’economia green, alimentata dall’algoritmo del comando finanziario, il teatrino della Cop non appare più così scintillante come un tempo. Il declino è un’opzione tangibile.
In Egitto una Cop senza proteste è simbolo dell’essenza del regime di Al Sisì. Ma l’assenza di proteste interroga anche il movimento globale per/contro il cambio climatico.
Se il teatro viene blindato, che fare? … cercare solo con azioni sempre più “eclatanti” di apparire sul palcoscenico della comunicazione? Peraltro nei posti dove questo si può fare?
Come, invece, rompere la convivenza mortale che ci fa mangiare biologico all’ombra del nucleare e del carbone?
Sono tante le domande da farsi, che svolazzano tra i granelli di sabbia di Sharm El Sheik.
Intanto abbiamo scambiato un paio di battute con Gianfranco Bettin e nei prossimi giorni chiacchiereremo con gli attivisti egiziani per sentire il loro punto di vista.
Buon ascolto!