Quindi dove andiamo?
Dove si balla
Fottitene e balla
Ma va’ a capire perché si vive se non si balla
Dai metti la musica dance
Che tremano i vetri di casa
E la sente la sente la sente
Tanto domani non lavoro e dormo tutto il giorno
01052022 è il Primo maggio, il nostro #primomaggio, del precariato sociale. E’ la mayday, lo spazio comune del lavoro sociale, produttivo e riproduttivo, della sua composizione meticcia, metropolitana, laicamente libera. Mayday del lavoro comunque.
Mayday fu la grande intuizione di un ciclo di mobilitazioni ormai passato, che oggi, primomaggio2022, i municipi sociali di Bologna provano a re/ interpretare in teaming con gli amici di ITR (buon decennale ribelli!).
Tanti anni fa fu grande la creatività politica di chi provò ad innovare la forma corteo mixando musica e sciame, parade e picchetto, metropoli ed europa; ci si provò, in parte ci si riuscì. Di certo fu chiaro che il reddito sarebbe stato l’architrave di un nuovo welfare.
Quella suggestione è ancora capace di essere ipotesi politica, proprio ora, dopo due anni di distanziamento sociale e nel cuore di un’Europa incompiuta, trascinata nel fango e nel sangue dall’agressione putiniana ed ostaggio della contrapposizione tra USA e Cina, entrambi declinazioni del capitalismo finanziario.
Che Mayday sarà? Di tanti, di tante, di coloro che scelgono di essere liberi, mescolarsi, fare piattaforma -contagio politico!- stando insieme, senza il bisogno della mediazione della rappresentanza, comunque essa sia, senza bandiere, tessere, ricercando identità nell’essere sciame comune.
La Mayday -giorno di maggio, giorno della possibilità- attraverserà il centro di Bologna partendo dai Gardens, sarà giornata di festa e di lotta, porra’ il problema di chi è costretto a lavorare anche #primomaggio, proverà a dire le parole che servono alla grammatica dei diritti negati, sperimenterà gioia e conflitto.
La Mayday è occasione di contagio politico comune, in sintesi.
La Mayday difende il reddito di cittadinanza: lo vuole ancora più esteso, ancora più finanziato, liberato dai ricatti dei navigators, cui rivolge l’invito ad venire a ballare insieme visto che anche ad essi rimane solo il reddito.
Mayday urla: ‘giù le mani dal reddito di cittadinanza’, forse l’unica misura gentile e consona ad una composizione del lavoro che non vuole vertenza ma riappropriazione, che è non rappresentabile e che quindi può avere al massimo un rapporto strumentale con il sindacato.
Sui quotidiani gli opinion leaders stigmatizzano il redditto come la causa per cui non ci sono più lavoratori disponibili, il virus che ci ha ha portato ad una congiuntura nella quale ‘le aziende offrono lavoro ed irresponsabili assistiti dal reddito lo rifiutano’, questa è la vulgata mainstream.
Ci manca solo che questi culi di piombo impongano l’arruolamento per legge per chi rifiuta un lavoro qualunque.
Il tema è un altro: questa composizione del lavoro sta sottraendosi alla valorizzazione, cerca tempo per se’, riconosce ad attività una qualità differente dal lavoro salariato, preferisce avere un po’ di tempo per se’, per fare cose non immediatamente misurabili e sussumibili, che fare anche il terzo lavoro o gli straordinari del secondo lavoro per duecento euri in più al mese.
La composizione del lavoro di MayDay se deve – perché deve..- vendersi lo vuole fare ad un prezzo più alto, ovvero contrappone la crescita del suo prezzo all’inflazione istat dell’economia di guerra.
La mayday è l’occasione per celebrare l’egemonia dell’appropriazione e della riappropriazione (di se’, del proprio tempo, dei propri spazi, dei propri diritti, della propria vita) rispetto alla vertenza per la quale tutto è contrattazione e mediazione, spesso per spicci.
Questo è il motivo per cui ci sono molti cartelli ‘cercasi personale’: perché migliaia di giovani fanno come il Bartleby di Melville. E cercano nel metaverso e nella vita reale occasioni migliori di auto valorizzazione.
Mayday è qua. Mayday è per noi. I would prefer not accept your fucking cheap money.
Rock and roll brotha & sista, dalle 15.00 ai Gardens.
27042022
Ezekiele, Municipio zero che balla