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E volgemmo gli occhi al cielo

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Un tempo per la meraviglia alzavamo al cielo lo sguardo sentendoci parte del firmamento, ora invece lo abbassiamo preoccupati di far parte del mare di fango. Noi agricoltori ci mettiamo seduti ogni anno quando la pioggia non arriva e diciamo “L’anno prossimo”. Ma l’anno prossimo non ci salverà e neanche quello dopo. Questo mondo è una miniera, Donald, ma è da un pezzo che ci sta dicendo di andarcene. L’umanità è nata sulla Terra ma non è destinata a morirci.

Interstellar

Dice il saggio che non vi è modo di resistere ad una forza superiore se non assecondarla, per dirigerla ed usarla per uno scopo diverso dal motivo originario. Dice il sapiente che l’unico modo di misurare la distanza che separa il possibile dall’impossibile è percorrerla. Cantò Levante che se parte la rivolta combatto con lo scudo dello schermo, le armi da tastiera.

Siamo immersi in un’era (nel senso di era geologica e storica, di epoca insomma) post-umana, nella quale non separiamo il nostro essere digitale dall’analogico, in cui la scienza e la sua applicazione hanno eroso il confine dell’umano. Portiamo maggiore attenzione alla nostra sorella gemella digitale che all’analogica, dedichiamo più cura alla sfera politica pubblica e sociale digitale che alle connessioni di antica tradizione con il vicino di casa, usiamo la terza mano androide – o iOs- per più ore di quante siamo svegli.

Questo per dire che siamo immersi in un mondo iperbolico, i cui equilibri sono instabili, il futuro è in corso di immaginazione ed oggetto di gigantesca contesa.

Da alcuni semestri le compagne ed i compagni dei Municipi sociali hanno cominciato a fare ricerca in campi del sapere a loro non tradizionali, chiedendo aiuto a sapienti non già noti e cercato nuovi amici, con umiltà e disponibilità, ma anche con determinazione di non accettare perimetri vincolanti. Così accadde che trovammo degli amici e delle amiche a Napoli, altre singolarità curiose non ordinarie in giro per l’Italia ed abbiamo intessuto una relazione interstellare.

Alle amiche marziane raccontiamo delle nostre lotte con messaggi inter-spaziali criptati utilizzando un bug di inter-link di Elon Musk, ed esse -esseri senzienti ibridi dai quattro generi sessuali- ci hanno chiesto di raccotarle/gli/elle del Meeting Reclaim the Tech che avrà luogo al TPO -stazione spaziale geo-orbinante nella Galassia dei Municipi Sociali- il primo week end dopo la Festa dei Percettori del Reddito di cittadinanza –il vecchio primo maggio.

Poiché ci hanno autorizzato pubblichiamo il messaggio che le/gli/ ad elle/ al post-esse abbiamo inviato, dopo averlo decriptato con PGP.


Amiche spaziali,

vi invitiamo a connettervi al meeting Reclaim the Tech hostato dalla Stazione del TPO, pingabile in tutti i server dei Municipi sociali di Bologna.

Dopo un periodo, lungo quasi dieci anni di ibernazione biopolitica –- sappiamo che per voi non ha senso la dimensione lineare del tempo e che lo piegate alla velocità di Movimento, ma qua funziona così, ancora si retribuisce con questa misura anche la merce/lavoro– abbiamo riconosciuto come non sia altro/da/noi la sfera del sapere e della tecnologia e che trasformare il presente vuol dire farlo immaginando il futuro dalle stelle.

Capimmo – un paio di salti quantici fa- che la lotta di classe di svolge dentro le Fabbriche dell’Algoritmo, che la violenza dell’uomo sulla donna, del potere sui senza potere, del capitale sul lavoro, si sviluppano lungo i backbones dei flussi digitali, si inerpicano sui flussi di dati per e da le migliaia di satelliti attualmente in orbita, il futuro dei rapporti di forza tra capitalismo finanziario e general intellect dipende in maniera decisa dalla sua determinazione soggettiva a riconoscersi per sé, ovvero a rompere il processo di sussunzione.

Enunciò, profetico, il poco conosciuto vostro messaggero Etienne De La Boethie nel XVI secolo, che il potere permane perché i sottomessi scientemente vi obbediscono, “chi vi domina ha soltanto due occhi, ha soltanto due mani, ha soltanto un corpo, e non ha nulla in più dell’ultimo uomo del grande ed infinito numero delle vostre città, tranne il privilegio che voi gli concedete per distruggervi”.

Capimmo che ogni cambiamento avviene se si applica il massimo della forza nel punto più alto dello scontro, e che per capire questo “scontro” dobbiamo osservare con occhiali puliti quanto avviene nelle gig-corporations, come viene valorizzata la nostra traccia digitale nella navigazione, come vi sia la possibilità di fare male al padrone se ne utilizziamo s/correttamente gli utensili che ci affida per produrre.

Car/lle, insomma non di soli filosofi ma di scienziati capimmo di avere bisogno. Così come non ebbe senso rompere i telai ma organizzare la battaglia per l’orario ed il salario – lì fu prezioso il vostro messaggero inter-satellitare per aiutarci a pensare strategicamente nella fumosa Manchester del 1850- perché riducono il lavoro socialmente necessario, oggi è necessario ri/appropriarci del sapere socialmente prodotto per essere efficaci nelle contraddizioni contemporanee.

Orientare la forza per risultati diversi, appunto.

Per questo abbiamo cominciato questo viaggio ed abbiamo bisogno di voi e di tutti coloro che vogliono connettersi, ascoltare le frequenze di trasmissione, fare da bridge verso altri mondi, fare coding sovversivo libero e polifonico.

Abbiamo organizzato un evento pubblico che è un dono offerto alla potenza che sgorga quando cooperiamo.

Ci servono giocatori di MindCraft, perché le case popolari vanno ridisegnate con la fantasia che applichiamo al gioco; esperti di digitalcoins perché da sempre odiamo le banche – retail e statali-; sviluppatori di videogiochi – se siamo noi ad intercettarli magari evitiamo che lavorino a gratis per Steve Bannon; piloti di droni, perché le battaglie si vincono con l’aviazione; analisti di social media, perché la produzione di opinione è fondamentale nella comunicazione politica; sviluppatori di applicazioni ed analisti dei web-sentiments.

Insomma: vogliamo discutere di e con gli operai e le operaie digitali del general intellect, coloro che si attiveranno anche nelle filiere del Tecnopolo di Bologna, vero e proprio hub di sapienti che fa fare un salto epocale alla nostra città.

Chiediamo a voi, amiche/ci spaziali di partecipare al meeting. Ci servono pensieri e pratiche stellari. Siateci, connettiamoci.

_passo_

_signal_submitted_


Amiche terrestri,

bzzzzgnnrrrua

/decrypting:

era ora!

Siamo connessi_ procotol: insurgent_droneisonthespace_


Questa corrispondenza è stata progettata a Bologna, è condivisa dalla rete neurale dei compagni dei Municipi, è stata redatta con GPA, la risposta è elaborata da un algoritmo di IA dei Collettivi Autonomi per il potere post-operaio spaziale.

Ci vediamo al TPO, municipio sociale, a Bologna dal 5 al 7 maggio 2023. Perché il futuro non è scritto.